recensioni dischi
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IGOR NOGAROTTO  "D di donne"
   (2020 )

Igor Nogarotto è un artista poliedrico. Uno che fa i salti mortali per campare d’arte, in Italia. E lo fa con la convinzione di non voler lavorare. E lo fa lavorando 16 ore al giorno. Con la musica. Partendo da un paesino della provincia astigiana, per poi passare da Bologna e stabilirsi a Roma. Affinando le sue qualità di cantautore, musicista, vocal coach, autore e compositore di inediti per interpreti, di scrittore, autore di testi per comici di Zelig, nonché di produttore discografico ed organizzatore di eventi. E’ autore di varie produzioni musicali a suo nome, di un libro, di una canzone flash-mob dedicata a Papa Francesco e di un inno che platealmente manda a quel paese l’italica penisola e tutti gli italici abitanti. Che non si svegliano dall’atavico sonno, laddove sarebbe necessario un risveglio, prima di tutto, individuale. Ed è così che il nostro artista, dopo questo trascorso, approda ad idee più intimistiche, più misurate, a tratti malinconiche. Forse anche rassegnandosi al fatto che gli italici abitanti non si sveglieranno mai. E concepisce questo progetto musicale intitolato “D di Donne”. Un concept album che affronta ed analizza generazioni e mondi femminili, universi paralleli che non si intersecano mai con quelli maschili. Musica cantautoriale. Di quella, sì, già sentita ed assaporata in altri contesti. Ma di qualità. Con composizioni che lasciano trasparire, neanche troppo di nascosto, che si prediligano o meno, una certa freschezza e positività. Un certo brio melodico che spesso deriva, tecnicamente, dalla scelta di comporre partiture con melodie in accordi maggiori, anche e nonostante la serietà delle tematiche dei testi. Esempio di ciò è “Eleonora sei normale”. Melodia colorata che, nonostante abbia un sapore non nuovo, canta, coloritamente, con una linea vocale anch’essa altrove già incontrata, il tentativo disperato di salvare una ragazza dai suoi letali disturbi alimentari. L’album parte però da “Amanda”, che è il pezzo in assoluto meglio riuscito. Musicalmente delicato, con una melodia soft-melanconica che, a tratti, sa molto di James Taylor e/o Cat Stevens. Anche il testo è molto sentito ed intenso, ed è curioso comprendere come possa interessare anche chi predilige altro. Magia e mistero della musica. “Mamma ciao” ha una bella presenza di archi e qualche apprezzabile incursione chitarristica - talvolta in effetto tremolo, talvolta in slide - che aggiungono quel tocco particolare ad un pezzo che, sostanzialmente, è un Sanremo standard. “Eva piangeva” è l’altro esperimento musicale che potrebbe descriversi in sequenza come melanconico-crescente-tendente all’innalzamento della soglia di attenzione. E’ un testo disperato che canta l’attesa di una vita, poi spezzata dall’aborto. “Io ci sarò (figlia mia)” è invece una dichiarazione ad una figlia, circa una prospettiva di vita futura. E’ un brano denso di principi positivi, in un immaginario che vola in alto a livello emozionale. Come positivi e melanconici sono le musicalità della successiva “Ninna nonna”; che fa approdare la suddetta attenzione emozionale sulla figura della nonna dell’artista. Con un finale in coda che evidenzia la voce di un infante in lontananza, lasciando riflettere se il neonato sia o meno l’artista. Gli altri brani, compreso quello che porta il titolo dell’album, giocano tutti un discreto ruolo all’interno del genere musica cantautoriale/musica leggera. Laddove la leggerezza spesso si esalta nell’evidenziare le più note caratteristiche femminili come l’essere femmina, mascolina, casalinga, manager, sportiva, materna, trasformista, vanitosa, creativa, colta, ironica, cerebrale, sensuale. E così via, seguendo un percorso precisamente delineato (e qui pedissequamente riportato) dall’artista. Dunque una prospettiva musicale al femminile in un mondo maschile. O la donna vista in salsa maschile. In ogni modo, è l’artista che canta la donna. (Vito Pagliarulo)