recensioni dischi
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SMAKO ACUSTICO  "Il cartello"
   (2020 )

E’ un folk sbilenco, balordo e infido – solo a tratti ed in apparenza sgangherato – quello del trio veneto Smako Acustico (Francesco Maria Iposi, Mattia Modolo, Michele Busato), vivo e vegeto da ben vent’anni, oggi al quarto album lungo con la collaborazione di Dischi Soviet Studio.

“Il cartello” raccoglie undici tracce venate di blues storto sul quale si dipanano storie arrovellate che procedono per flash, allegorie, mascherate, indizi vari, riferimenti alla storia patria recente (“I barbari”) come pure episodi alleggeriti da un disimpegno che non è mai del tutto tale.

Alla maniera dei Violent Femmes - meno folli, più confortevoli - sanno infilare tra oasi di dissimulato ingegno anche la gag macabra di “Dracula, le ragazze” in apertura, la boutade pulp di “Tutancamion” o il bestiario caciarone de “La piazza” lavorando su interessanti impasti vocali a tre.

Irrequieti ed incalzanti a seconda del tema, dalla tirata à la Ivan Graziani de “Il re del mondo” al passo vagamente jazzy de “Lo schiavo” - che ricorda LeSigarette e si incunea in un ritornello discretamente irresistibile – citano Pulp Fiction (“Min Kyung”) mentre tratteggiano con ironia e graffiante sarcasmo una variopinta ridda di personaggi e situazioni (le suggestioni southern de “Il cartello”, il country sornione di “Se guidi il camion”).

Arrangiamenti astuti, mai meno che piacevoli (pregevole “I rami”), sono il valore aggiunto di un lavoro la cui profondità dipende unicamente dall’estrosità dell’attimo: lo spessore che vuole o non vuole assumere rende tanto disallineato quanto intrigante il progetto di questi tre ex-ragazzi immaginari che potrebbero essere tutto e potrebbero fare tutto. Cosa, sta soltanto a loro, e va benissimo così. (Manuel Maverna)