recensioni dischi
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IQ  "Resistance"
   (2020 )

Nei mitici seventies, culla storica del progressive rock, era impensabile ascoltare un disco di una band preferita come sottofondo di un caotico multitasking come avviene di frequente adesso, distrattamente e spesso in modalità digitale. L'ascolto si caratterizzava come un momento rituale, legato alla magia dell'attesa, mai casuale. Occorreva attendere la predisposizione del giusto stato d'animo ed abbinarlo alle condizioni ambientali più adatte, quindi procedere per gradi: scartare il vinile, scandagliarne immagini, composizioni e testi, estrarlo dalla foderina cartonata, collocarlo nel giradischi con le dovute attenzioni. L'avventura poteva così avere inizio.

Ebbene, se volete (ri)vivere questi momenti, questo (uscito nel tardo 2019) è il disco giusto: non l'unico, certo, ma ne ha tutte le caratteristiche. Inserito sul piatto o sul lettore, mettetevi comodi e preparatevi a immergervi in un viaggio che vi proietterà in un caleidoscopio di percezioni e risonanze emozionali delineate sì dalla vostra interiorità, ma oltre modo stimolate dalla profondità e dalla pregnanza delle atmosfere che Resistance consente di evocare grazie a fraseggi ammalianti abbinati ad imponenti tappeti tastieristici e ai pregevoli interventi delle chitarre del solito Mike Holmes, supportati da una ritmica ora potente ora accattivante. Il tutto, magistralmente guidato dalla inconfondibile vocalità di Peter Nicholls.

Il rock progressivo di prim'ordine non finisce certo con gli anni settanta (vexata questio divenuta oramai stucchevole): ne è una riprova la lunga carriera artistica di questa stratosferica band di matrice anglosassone che è riuscita a regalarci dischi quali Subterranea, The seventh house, Dark Matter, più di recente Frequency e The road of bones, e che prosegue sulla stessa linea con questo ennesimo gioiello. Buon viaggio! (MauroProg)