recensioni dischi
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ALESSANDRO PACINI  "Cremisi"
   (2020 )

Una cosa che ho sempre odiato, quando si ascolta per la prima volta una nuova proposta, è la catalogazione ad ogni costo, quindi non aspettatevi quei termini tanto fighi e di moda come “Alt” o “Indie” per convincervi ad ascoltare “Cremisi” di Alessandro Pacini, piuttosto mi limiterò a dirvi che è davvero un bel progetto musicale, molto intimo e vissuto in ogni sua nota.

“Cremisi” è il disco d’esordio (ed autoprodotto) dall’artista pugliese, che nelle sole sue 6 canzoni riesce a creare un’avventura sonora ed emozionale di grande cura, fascino e complessità concettuale, dove l’approccio cantautorale ed esistenziale si integra ed amalgama ad arrangiamenti, talvolta semplici, ma non per questo meno interessanti ed affascinanti.

Il viaggio nel mondo di Alessandro Pacini si apre con “Percezioni”, un delicato intreccio di archi, fiati e chitarra, con cui si spicca il volo verso una realtà parallela ed onirica, avvolta in un’atmosfera malinconica e struggente che solo il grande Nick Drake riusciva a ricreare, e a cui Alessandro sembra ispirarsi.

Le atmosfere soffuse proseguono con la title track “Cremisi”, ma si aprono alla speranza e al sogno in “Carri Volanti”, un brano contaminato da pregevoli assoli di sax e dall’immancabile chitarra acustica di Alessandro Pacini che, in “Eclisse”, riesce a fondere con estremo equilibrio e delicatezza alle parole, alla sua voce ed al sentimento poetico del testo.

Seppur lento, pacato e soffuso, “Cremisi” è un disco “in continuo movimento” perché riesce ad evocare immagini, pensieri e storie, ed è quello che accade ascoltando “Lontano dalla riva”, un brano essenziale dove gli archi si intrecciano ancora una volta con la “sei corde” del cantautore di Trani, e che preparano al gran finale di “La Fenice”, un brano strumentale di grande fascino compositivo, in grado di stimolare suggestioni, ricordi ed intense emozioni, in grado di raggiungere il cuore dell’ascoltatore.

Un disco davvero interessante, ricco di emozioni e suonato con sentimento artistico e poetico, e con estrema delicatezza compositiva, elementi che personalmente fanno la differenza nella valutazione di un progetto musicale.

“Cremisi”, inoltre, è un disco che mi piace definire (e mi è piaciuto definirlo fin dai primi ascolti) come un disco “notturno”, notevolmente diverso dalle attuali proposte, un lavoro passionale, quasi come quello dei cantautori degli anni ’70-’80, ovviamente attualizzato come forma e contenuti ma con una ottima ricerca testuale e musicale, e soprattutto ha avuto il grande pregio di rievocare il nobile passato cantautoriale italiano, senza rimanere ingabbiato dentro i suoi stereotipi. Voto 8- (Peppe Saverino)