recensioni dischi
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MYTHOLOGY  "The castle of crossed destinies"
   (2020 )

Dei Mythology, band da poco nel roster della Black Widow Records, si conosce poco o nulla, se non l’origine (il Canton Friburgo) e gli pseudonimi scelti dai suoi membri. Sappiamo anche che uno di loro ha origini italiane e che è stato lui a proporre “The Castle Of Crossed Destinies” come titolo del primo album: esattamente come sembra, il riferimento è a “Il Castello Dei Destini Incrociati” di Italo Calvino, qui di fatto trasformato in un’opera musicale. Sul piano del sound, l’album parte da basi progressive rock tipicamente anni Settanta, ma si muove agilmente fra generi e influenze diverse nel corso di quarantacinque minuti in cui sono condensati sei brani. Il primo di questi, che ha il nome dell’album, evidenzia subito le buonissime doti compositive della band, ma è “Missed Chance” il passaggio più ispirato del lotto, forte del sorprendente dialogo fra chitarre, sempre solide e muscolari, e il sax, che propone un’indovinatissima parentesi jazzata. Nel mezzo, come se non bastasse, si inseriscono anche tastiere e mellotron, in un percorso decisamente più tortuoso rispetto a quello di “The Moon”, che invece sceglie atmosfere più dilatate, vagamente crimsoniane. “Now I’m Blind” ripropone un suono robusto, mentre “The Emperor” torna su classici schemi prog, figli di una grande urgenza creativa e di soluzioni mai troppo immediate, poi “Don’t Be Afraid” scivola leggera in un’atmosfera fiabesca su cui si spegne definitivamente “The Castle Of Crossed Destinies”. Sebbene a tratti risulti ancora poco omogeneo, l’opera prima dei Mythology è capace di conquistare sin dalle primissime battute e sembra suggerire di tenerli d’occhio anche in ottica futura. (Piergiuseppe Lippolis)