recensioni dischi
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PATTONI  "Oceano, ora"
   (2020 )

"Chi trova un amico trova un tesoro", recita un vecchio proverbio, e mai è stato così prezioso per consigliare al cantautore Pattoni (Mattia) di buttarsi nella mischia con una manciata di canzoni scritte negli anni, ma titubante nel pubblicarle. Adesso, quello sprone si concretizza con l'uscita del debut-album "Oceano, ora" che raccoglie, appunto, una sequela di pensieri, riflessioni, scarabocchi portati in bella attraverso 9 brani dai connotati, tendenzialmente, vellutati, quelli che già troviamo nell'opener "Oceano", in cui miscela linee di piano elettrico e chitarra garbata per un sottofondo morbido e suggestivo. Pattoni non teme di mettersi a nudo, sciorinando i vari colori di sentimenti e paure e quello del sentirsi una piccola anima sola, benché circondati da muri di gente, lo esplicita con la semplicità di "Ho bisogno di parlare con qualcuno" e non è poco, vista la falsa sicurezza che ostenta le gente di oggi. Gioca di fantasia ma con aderenze alla realtà, con quel suo narrare tra Calcutta e Colapesce con battute indie-pop, e nel dolore che le presenze che ti stanno a cuore di punto in bianco la vita te le fa salutare senza possibilità di replica lo manifesta, un po' cripticamente, in "Voglio vederti stare bene", sempre con plaudente tappeto sonoro. Poi, per un paio di volte pensa di congedare le parole con una coppia di strumentali ("Uno" e "Due") per stimolare l'immaginazione senza interferenze testuali, con ambientazioni sospensive tra ambient e dreamy, mettendo cosi a segno colpi inaspettati. Riprende il cantato con l'ottima "Cosi vicini, cosi lontani" con arpeggi cullanti che (ri)chiamano in causa il De Gregori di "Rimmel" ma con un tocco più etereo. All'appello ispirativo risponde anche la vita con "Tu che sei uguale a me", con le sue proposte altalenanti, tra bene e male, tra gioia e sconforto, tra saliscendi emozionali tanto scomodi e gioiosi al contempo: la formula non cambia di molto il suo aspetto umile e garbato ma con gusto assolutamente appetibile. Se ne va in "Astronave" in soffice matrice ballad atta ad espandere ponderazioni sentimentali. A tema finito, Pattoni consegna un compìto còmpito cantautorale scritto con tatto ed equilibrio, perchè se si faceva prendere dalla fretta, questa sarebbe stata cattiva consigliera. Invece, quella giusta tribolazione ideativa con tempi dilatati, fatti di titubanze e ripensamenti, ha fatto sì che l'elaborazione di di "Oceano, ora" si rivelasse con dettagli più che promettenti. Mattia, avanti così! (Max Casali)