recensioni dischi
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CANNIBALI COMMESTIBILI   "Cannibali Commestibili"
   (2020 )

Ma vai ad immaginare che l’olezzo di un maiale che arrostisce sulla brace nel bosco potesse accendere la fiammante idea di formare una band ! Evidentemente, quell’odore di grasso fumante non l’hanno mai dimenticato per un decennio, poiché c’era in ballo la promessa di divorarsi tutto con la musica diventando i Cannibali Commestibili di oggi, attraverso il tanto atteso, omonimo, debut-album. Un power-trio che ti strina sul barbecue con 11 brani, nei quali angoscia ed inquietudine la fanno da padroni. “Gordon Pym” è è la forcina che infilza le carni per partire col fuoco giusto in strali di forbita grinta ruggente e massicce dosi d’adrenalina. Facile prevedere come già “Qualche corpo” sia finito sotto le loro fauci rock, che continuano a masticare senza pietà con ostentato egoismo. In “L.A.” l’aria si fa, prima torbida, e poi deflagra in scariche elettriche: roba da rimanerci secchi se non ci si isola da terra con la para nelle orecchie. Ma il tempo peggiora a vista d’occhio, sotto una “Pioggia acida” di hard-blues che picchia con pacca martellante e sincopata. Poi, ci soffocano nell’involucro di “Nylon” con formula grunge & roll che stuzzica headbanging e scuotimento di lato B. E’ tutt’altro che un “Ingranaggio fragile” il loro, è bensì un meccanismo rodato e ben oliato, come fossero già navigati officinanti che lavorano di brutto con alacrità urticante. Ora, si chiama in causa il “Dr. Darrow”, per implorare un respiro provvidenziale, ma niente da fare: l’angoscia ha ormai cosi pervaso cuore e cervello che ce ne facciamo una saggia ragione con insperato piacere. Della serie: non tutti i mali vengono per nuocere. Benché, in chiusura, l’aggressione sonora si fa meno intensa, ci mettono un attimo a ridurre la “Luna in cenere” lasciando cosi sospesa la soluzione all’inquietudine disturbante: malizia voluta dai micidiali Cannibali per rimandarci al prossimo supplizio con chissà quali risposte (se ce ne saranno, sia chiaro!). Turbati nell’animo da un fake-docu sui Cannibali nella jungla, non hanno mai saputo resistere a quel “richiamo della foresta”, adunando i loro istinti “grezzi” per plasmare la progettualità in un album che fa scuotere molto e poco da oziare, e l’unico modo per non farvi divorare è stare al loro gioco, fatto di devianze e distorsioni varie, ma sempre con l’anelito di un esorcismo teso a digerire meglio i bocconi avvelenati della vita. (Max Casali)