recensioni dischi
   torna all'elenco


PANAEMILIANA  "Panaemiliana"
   (2020 )

Semel in anno licet insanire che poi mica l’ha detto il dottore che si debba ascoltare per forza sempre la stessa musica come una volta quando mi vestivo di nero che era una vita fa ai tempi che i Cure erano davvero qualcosa di grande poi mi ricordo benissimo quando Massimiliano il compagno di classe detto Bini mi fece quelle cassette registrate da non so dove ma erano qualcosa di eccezionale che poi io non gliel’ho detto a Luca che le ascoltavo altrimenti lui la prendeva male visto che dovevamo essere scuri e tristi e sentire solo quella roba che poi mi piaceva a Luca l’avevo fatta conoscere io lui ascoltava Vasco Rossi se non fosse stato per me era ancora lì adesso ad ascoltare Albachiara e a fare il coro con l’accendino ma Bini quella volta mi passò delle cassette non saprei nemmeno perchè ma erano pazzesche erano cassette di merengue tantissime canzoni senza neanche i titoli scritti a mano sulla copertina ma quante volte le ho ascoltate quelle cassette andavo via di testa era il periodo che suonavo con la band scrivevo canzoni alcune anche belle alcune addirittura le avevo scritte in quel periodo e ce n’era una che avevo intitolato Copacabana che ruotava attorno ad un giro di chitarra acustica la parte più difficile che io abbia mai scritto finivo i cinque minuti e passa del pezzo ed ero sudatissimo per la tensione non so perchè ma quelle cassette di merengue me le ricordo ancora adesso e sarà per questo forse semel in anno licet insanire non sai perchè ma alle volte la musica è strana e ti colpisce a me poi basta che sia una canzone in minore andavo matto perfino per Dragostea Din Tei o per il ritornello di Babe One More Time a me cosa importa bastava che ci fosse un accordo minore al punto giusto è sufficiente un minore e alla gente piace e poi ecco anche se non c’entra niente trovo questo disco di un quintetto bolognese al debutto per Brutture Moderne un gruppo che si chiama Panaemiliana il disco pure si intitola Panaemiliana che fantasia nemmeno lo sforzo di un titolo dico io ma in fondo cosa importa anzi quasi mi piace questo vezzo è un disco solo strumentale ascolto due canzoni e dico che è qualcosa di lontanissimo dalla mia musica poi ci ripenso e credo che non sia così lontanissimo c’è tanta chitarra classica acustica è un disco per chitarra ma senza grandi virtuosismi che quelli mi stufano subito e butto via il disco senza neppure arrivare a metà questo invece sono dieci canzoni i ritmi santo cielo i ritmi sono sudamericani roba che con me ha a che fare come Gad Lerner col blues ma che suoni puliti nitidi e che armonie mi piace anche se è lontanissimo ma forse non così lontanissimo lo lascio scorrere come acqua di ruscello e mi entra in testa sottopelle scava nei ricordi lambisce addirittura qualcosa che forse un tempo non lontanissimo mi ha già sfiorato ma non ho afferrato e allora in quella chitarra che vaga come fossero i riflessi del sole sulle onde nella brillantezza di Santa Sangre o nella contrizione di Tredici o nei vocalizzi soavi di Requiem F433 che mi commuove trovo ricordi di quanto fosse un grande ballerino mio padre o di quanto fosse bella mia madre quando ballavano insieme non gliel’ho mai detto ma era uno spettacolo qui c’è un po’ di tutto diapositive di vita passata ritrovate nelle tracce di un disco che non pensavi potesse piacerti ma mai fidarsi provare sempre provare tutto lasciarsi andare listen without prejudice disse un tale e aveva ragione perchè questo disco è di una bellezza che descrivervi non saprei e questa cosa che hai scritto senza punteggiatura mica è niente di così geniale che ci hanno pensato un secolo fa e io mi scuso non volevo impressionare avete tutti ragione sono il mio male migliore sono il mio male peggiore ma mi è venuta proprio così come questo disco che mi porta a spasso tra i fantasmi con la frenesia frizzante di un pensiero dolce e vorrei ringraziare i Panaemiliana perchè a ritmo di roba cubana cose che mai nella vita ho avvicinato tranne quando Bini mi passò le cassette di merengue hanno regalato a qualcuno un disco antico pieno di un sacco di cose un disco che contiene moltitudini un disco che contiene svariate vite che credevo perse e che riaffiorano come panna sulla superficie del latte una musica così delicata e profonda che la vorresti abbracciare triste e malinconica come un saluto alla stazione desolata e sfuggente che vorresti accarezzarla come la cascata di note di Panaemiliana che oltre ad essere il nome del gruppo e il titolo del disco è anche il titolo della sesta canzone dell’album che è una melodia da lasciarsi scorrere dentro come un fiume di ricordi come pezzi di vite altrui intrecciati alla tua una musica che racconta senza parole la vita di tutti quanti un amore perduto una gioia ritrovata un affetto rimasto nell’aria questo disco è la morbidezza di Francesca che magari ho conosciuto è un puzzle di vite assortite è un fascino che ti attrae come una magia un mistero un tranello anche se sembra lontanissimo anche se non te ne riesci a spiegare il perchè come quelle cassette di merengue di Bini. (Manuel Maverna)