recensioni dischi
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MOONLOGUE  "Sail under nadir"
   (2020 )

I Moonlogue sono una formazione torinese composta da musicisti con diverse esperienze pregresse e che da pochi giorni ha pubblicato il proprio album d’esordio, intitolato “Sail Under Nadir”. Undici brani per poco meno di tre quarti d’ora di durata, “Sail Under Nadir” sviluppa una proposta musicale in cui convivono elementi post e space rock, ma anche progressioni math ed elettroniche che rievocano frequentemente il sound di illustri colleghi come Mogwai e Public Service Broadcasting. Il viaggio inizia con “01” e la voce del professore di letteratura inglese Oliver Hutchinson, e prosegue con il post rock claustrofobico di “Graphite”. La successiva “Estéban” rappresenta il primo incontro con l’astronauta di cui l’album narra le gesta, mentre “Grains” rallenta e dilata i suoni. “Borderland”, decisamente più ariosa e non distante dai Battles, presenta un’anima vagamente danzereccia, mentre l’ottima accoppiata “Moonflares” – “Nuage”, imprevedibili e dense di groove, intende riportare in musica il dramma ambientale dello scioglimento dei ghiacciai. Poco più avanti, invece, “Sail Under Nadir” conosce due dei suoi passaggi più ispirati, “Treeless” e “Zwangslage”, entrambe segnate da uno sviluppo parecchio articolato e da un leggero senso di inquietudine che permea maggiormente la successiva “Rainyard”. “Sail Under Nadir” si spegne definitivamente sulle note di “00”, completando un discorso introspettivo e stratificato, ma che mette in mostra già grandi cose, alimentando attese per il futuro. (Piergiuseppe Lippolis)