recensioni dischi
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ALISON MOYET  "Hoodoo"
   (1991 )

Alison Moyet lascia il segno già dai primi anni Ottanta, con i due acclamati album firmati in coppia con Vince Clarke a nome Yazoo, e con i due successivi lavori solisti, composti da gradevoli canzoni soul pop e ben accolti anche nel mercato americano.

Il terzo album “Hoodoo” arriva all’inizio del 1991 e rappresenta un nuovo inizio per Alison, che abbandona le rassicuranti atmosfere degli album precedenti per buttarsi a capofitto in un pop rock viscerale, sicuramente influenzato dal Manchester sound dell’epoca.

Il primo singolo “It won’t be long” è un grande biglietto da visita, perfettamente rappresentativo di quello che si ascolterà in tutto l’album: liriche introspettive, a volte criptiche, suoni moderni e incisivi, la splendida voce di Alison che mai come prima si “sporca” di urgenza e passione.

Anche il resto del disco è di alto livello; il brano di apertura “Footsteps”, la title track e “Never Too Late” confermano l’impronta del disco, con la Moyet perfettamente a suo agio nelle nuove scelte artistiche; una voce così, però, non può dimenticare le influenze soul, che tornano in bellissimi brani come “This House”, la trascinante “Rise” e la conclusiva, quasi gospel, “Find me”, fino ad arrivare all’unico brano realmente pop, la dolcissima “Wishing You Were Here”, illuminata dalle dolci armonie vocali della compianta Kirsty MacColl.

“Hoodoo” lascia probabilmente spiazzata una buona fascia del pubblico e, nonostante la buona riuscita finale, non sarà accolto con grande entusiasmo. I rapporti con la casa discografica cominceranno ad incrinarsi, fino ad interrompersi con il disco successivo; negli anni successivi la Moyet continuerà comunque il suo personalissimo percorso artistico, con altri lavori discografici di alto livello. (Andrea Maggiore)