recensioni dischi
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AMUSIN' PROJECTS  "Mistery in the making, vol.2"
   (2020 )

Hip hop, jazz, trip hop, elettronica, lo- fi downtempo, ma anche negozi di dischi, poesia, pandemia, fantasmi immaginari delle favole e quelli più reali del quotidiano.

Questi sono solo alcuni dei tanti ingredienti di questo secondo volume di “Mistery in the Making” composto di soli 5 pezzi proposto da Amusin’ Projects.

Un progetto nato da un’idea di Arsen Palestini, che canta e scrive (in inglese) tutti i brani, ma si avvale di una spalla musicale diversa per ogni traccia, collaborando cosi con diversi musicisti, produttori e beatmaker sparsi per l’Italia e non solo.

Ogni brano si presenta in una veste musicale differente, rendendo l’opera una specie di campionario del ventaglio di soluzioni sonore adatte a supportare le composizioni di Arsen che, con il suo passato di rapper e compositore per il gruppo Menti Criminali fondato nel lontano 1990, ci fa volare in un mondo intimo e personale, ricco di vita vissuta.

Si parte con “Lovedown“, instant song sulla pandemia dove un piano jazz spezzettato si insinua nei silenzi di una citta ammutolita dal virus. E' stata composta con il beatmaker giapponese NES, tutto via internet, cosa che, ci piaccia o no, fa molto presente e speriamo non futuro. Per cui attuale nel tema e ma anche nel modus operandi.

Poi, in collaborazione con C-Loud arriva “First Term Test“, una ”Notte prima degli esami” in salsa downtempo Lo-Fi. Intima, sussurrata e sognante.

Arsen dedica un inno al proprio pusher di vinili in “Hip Hop in the Record Shop”, in collaborazione con Kato che è realmente proprietario di un negozio di dischi (conflitto d’interessi?).

Atmosfere da b movie horror nella misteriosa “Phantomwise”, da un adattamento della poesia di Lewis Carroll ”'A boat beneath the sunny sky”, stavolta in collaborazione con il producer romano Mr.Tav.

Chiude l’avvolgente ”Bring Back the Meaning in Rap”, quasi un ritorno alle origini, in collaborazione con il produttore Simone Romani.

Insomma, un disco hiphop che non è proprio un disco hiphop.

Dedicato non tanto agli integralisti del genere, ma alle menti aperte disposte ad uscire dagli schemi.

Un antipasto sfizioso che fa venire voglia di una portata completa. (Lorenzo Montefreddo)