recensioni dischi
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LINEA  "Fuori mercato"
   (2020 )

Parlare dei Linea vuol dire disegnare la parabola trentennale di un collettivo che si è sempre estraniato da mode e ruffianerie, per corazzare l’ideologia di creare e suonare col puro piacere di farlo spontaneamente, senza vendersi mai a nessuno. Sono talmente fieri di essere da una vita inetichettabili con un sound perennemente “Fuori mercato” e, quindi, non c’era titolo più consono per battezzare il nuovo album, che rimodella gloriosi brani del passato con un re-styling attualizzato e spalmato con nuova energia e una tabella di marcia che prevede 13 riletture ed un inedito. Le premesse dell’opera abbracciano la pacata e morbida acustica di “Nuovo rosso”, per poi convergere nel vigoroso pop di “Terra libera”, che sa varcare confini indie in assoluta personalità. La titletrack è gustosa sorpresa pop-reggae, scandita da un elenco di sfoghi, atti a rimarcare la volontà di riluttare omologazioni e somiglianze. Invece, l’efficace trittico “Campesinos”, “L’ultimo Re” e “Pensavo con te” mitigano la tensione con episodi tranquilli e rassicuranti, mentre “Corto Maltese” è cucito con andazzo spanish-blues che non senti così spesso in giro, e ciò assegna altri onori alla band. Si suda, si lotta, si contesta e non c’è verso che “Palomar” cambi la rotta intrapresa, con un bel riff-etto rock d’ispirazione Zeppeliana (“Stairway to heaven”). “Frontiera” è stra-interessante, poiché il loro combact-rock è gemellato con fraseggi rap che neanche l’anticamera del cervello poteva immaginare. Piazzano l’unico inedito “Rumore” in coda all’album, forse per farci capire l’intenzione per nuovi pezzi futuri e che la voglia di deporre le armi è ancora assai lontana. Per l'ennesima volta i Linea si sono riaffacciati con l’unica opera che sentivano più vicina alla loro concettualità odierna, al loro istinto naturale di rivelarsi involontari bastian contrari: un grande stimolo per le leve in erba, che magari si piegano al volere dei discografici con l’ennesimo, nauseante reggaetton, pur di essere mandati allo sbaraglio sotto i riflettori. Ma i Linea ci insegnano, da tre decadi, che la vera luce è quella che alimenta la fierezza dell’istinto compositivo, eludendo richiami e tentazioni di sirene pecuniarie. “Fuori mercato” resta, indissolubilmente, un grido d’amore, un inno incrollabile di coerenza ed onestà. Ce ne fossero come i Linea… lodevole esempio di come l’arte possa perdurare nel tempo. (Max Casali)