recensioni dischi
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CRISTOPHER VON DEYLEN (SCHILLER)  "Colors"
   (2020 )

Chi segue questa pagina avrà, negli anni, letto di recensioni verso questo musicista tedesco che sono andate via via passando dalla sindrome di Stendhal dei primi tempi ad un nostalgico borbottio nel commentare i lavori più recenti. Perchè il progetto Schiller, nato ai primi del Millennio - ah, che epica! - come eccellente mistura tra durezze discotecare e tastiere più riflessive, è andato perdendo album dopo album la componente, diciamo, fisica, preferendo navigare in acque meno sudate, se vogliamo, e più adatte alle sale da thè e giardini con fontanelle e pesci rossi nel mezzo. Con "Colors" si raggiunge forse l'ultimo stadio della trasformazione, dato che viene meno anche il settore vocale, e laddove Schiller negli anni si era fatto accompagnare da vocalist di ogni ordine e grado, ora ci sono solo cori in sottofondo, e nemmeno tanti. Sia chiaro, non è che sia un testo in più o in meno a cambiare il giudizio, però deprezzato di quell'unz-unz, che comunque ci stava benissimo nel panorama, e ora anche delle voci, "Colors" diventa un album strumentale, nemmeno tanto negativo nell'ambito melodico (nell'incipit c'è perfino un richiamo al samba che noi in Italia ricollegavamo, anni e anni addietro, all'antico DiscoSamba). Ma che diventa esclusivamente, esclusivamente, lavoro di sottofondo, da centro massaggi, da attesa in un ristorante cinese. Poi magari gli amanti dello strumentale eccetera potranno venire ad inseguirmi con una pianola per la lesa maestà, ma questa svolta sempre meno movimentata e sempre più settoriale di Cristopher Von Deylen, a pare dello scrivente, è più una perdita che non una aggiunta. Sarà il raggiungimento dei 50 anni da parte del Nostro, però, insomma, si stava meglio (molto, molto meglio) prima. C'è però un però, proprio mentre anche questo album, in Germania, arriva al numero uno come tutte le sue altre produzioni: il disco non esce come Schiller, ma ufficialmente con il nome anagrafico dell'Artista, ovvero Cristopher Von Deylen. "E' un progetto separato, più interiore", dice il Nostro ai media locali, raccontando che, appunto, la cosa è collegata ma non del tutto. Chissà: di certo, qui, pur apprezzandone le melodie eccetera, qualcosa sembra mancare. Saremo stati abituati diversamente, vedremo. (Enrico Faggiano)