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ADULKT LIFE  "Book of curses"
   (2020 )

Gli Adulkt Life sono un quartetto inglese: una vecchia pellaccia che bazzicava il sottobosco art-punk, un batterista che avrà meno della metà dei suoi anni e un paio di altri buoni musicisti.

Il cantante è Chris Rowley, già voce dei non indimenticabili Huggy Bear ad inizio dei Novanta; il bassista è Kevin Hendrick, il chitarrista Arthur Webb, ossia due terzi dei Male Bonding, band noise-pop londinese il cui debutto per Sub Pop nel 2010 (“Nothing hurts”) ebbe una certa risonanza; dietro le pelli, Sonny Barrett.

Tralasciando altri dettagli sul complesso albero genealogico del gruppo, è il caso di soffermarsi sulle dieci tracce di “Book of curses”, esordio per What’s Your Rupture? Records che condensa in venticinque tiratissimi minuti tutto lo scibile di una musica tanto datata quanto – santo cielo – adrenalinica e feroce.

Una piccola meraviglia dove tutto suona storto come ai bei giorni andati: ritmica impazzita, tempi impossibili, elettricità acida e tagliente, riff cattivissimi, basso claudicante piantato al centro dello stomaco, canto scomposto, trame mai accomodanti. Ovunque, neppure uno straccio di melodia compiuta né un abbozzo di canzone canonica, con sporadiche eccezioni.

Insomma: un prodigio di musica agonizzante, sbilenca, dispettosa e indocile.

Ci vuole classe anche nel fare a pezzi il cadavere del punk, del rock o di qualsiasi altra vittima da smembrare per le nuove generazioni: in questo bignami ruvido ed aggressivo dove i pezzi si aggirano quasi tutti intorno ai due minuti trovano spazio l’assalto spigoloso à la Shellac di “Metallic county”, la cadenza psicotica tra i vecchi Pixies e i giovani Bodega di una “Taking hits” nella quale aspetti solo che ad un certo punto entri il latrato sgangherato di Frank Black, il recitato allucinato di “New curfew”, il frullatore deviato di una “Stevie K” sulla falsariga di David Yow & soci ed un generale sentore di decadenza, fra rigurgiti di maniacale hardcore debordante (“Jnr showtime”) e sussulti di garage-rock sfigurato (“Move”).

Questi sono gli Adulkt Life: non così smaccatamente sbracati come gli Idles, non eleganti come i Membranes, non colti come i Poison Arrows. In definitiva, una goduria. (Manuel Maverna)