recensioni dischi
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GUIDO BRUALDI  "Estinzione 666"
   (2020 )

Nel 2020 improvvisamente in tanti si sentono profeti, lanciano moniti, scrutano l’ignoto e vedono distopie e apocalissi. Anche Guido Brualdi, fumettista e cantautore, tenta di fare la sua previsione, esprimendola in un fumetto e in un album che portano lo stesso inequivocabile titolo: “Estinzione 666”. Nel fumetto, Brualdi si autoritrae all’interno di un giornalino ritrovato da un misterioso uomo del futuro, con un detrito al posto della testa (cos’è il detrito si capisce osservando le vignette, niente spoiler). Guido la vede nera, per lui siamo destinati all’estinzione, e questa pandemia è solo la prima di una serie che ci attende. Nelle canzoni però, le parole non vanno mai nella direzione del predicatore diretto: i testi si concentrano su impressioni nella vita quotidiana, in una costante angoscia. La pasta timbrica della voce ricorda quella di Alberto dei Verdena, ma gli arrangiamenti sono essenziali: tutto il disco è in presa diretta, chitarra acustica e voce, con l’ausilio dell’elettrica qua e là e cori. In tutti i brani ci sono temi ricorrenti come paura e isolamento: “Conto i giorni fino al tuo arrivo”, “Cosa ti resta se ad ogni piccola paura dai una possibilità?”, “Come fai a dire no, che non riesci più a stare sveglio?”, “Tra le pagine bianche di un libro che non mi hai letto mai”, fino ad arrivare a presumere di conoscere la data della propria morte: “Lunedì conterò gli anni che mi restano, numeri appesi a un filo che non reggerà il peso dell'eternità”. Stare da soli causa lockdown fa spavento a molti, ma per i misantropi che già stavano volentieri isolati, può essere un momento in cui ci si domanda il motivo della propria asocialità: “Adesso che mi guardo e vedo come sto diventando, che odio tutti in silenzio”. Ma quel che resta da ripetere è sempre: “Solitudine, solitudine, solitudine, solitudine”, come nella titletrack che chiude l’album. Tra l’altro, è l’unica canzone che supera i 3 minuti e mezzo di durata, molte vanno dritte al sodo in due minuti o anche meno, causa probabile l’urgenza espressiva. Urgenza che però non trova ancora un canale di comunicazione efficace, se non in maniera approssimata. C’è da lavorare sulla scrittura dei testi, che comunque hanno piccoli spunti interessanti come in “Requiem per L”, con la sua “a piedi nudi nella plastica”, che evoca in cinque parole intimità e inquinamento, un collegamento personale con l’ambiente. Una migliore focalizzazione generale della proposta, può dare al monito di Guido Brualdi più mordente, come invece ha già il fumetto, coi suoi contorni neri spessi e i chiaroscuri da satira giornalistica. (Gilberto Ongaro)