recensioni dischi
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VIC PETRELLA  "Sperimentalist"
   (2020 )

Era prevedibile che l’attuale periodo pandemico potesse essere fonte d’ispirazione per molti artisti. Il problema che sorge, semmai, è quello di capire se le eventuali opere siano o meno credibili. Vic Petrella, foggiano, possiede la sensibilità non comune di riuscire a trasformare l’introspezione in musica. In questo mini album, una volta tanto si va oltre i generi, addirittura oltre le epoche, perché questa sua idea di musica tocca con disinvoltura il rock degli anni ’80, come poteva essere quello degli Ultravox, già intriso di elettronica, modernismo e romanticismo. Ma ci sono anche i crescendo cari al post rock che convivono con sonorità ambientali. Ascoltando queste tracce, immagino un mondo irreale, fantastico, dove tutto è armonia. Potrebbe essere letto anche come un accostamento di composizioni che indicano un percorso, che inizia da ‘Red Zone’, resa inquietante grazie all’utilizzo di voce campionata di un noto politico di casa nostra. Scritto ad inizio anno, questo mini album passa attraverso altri due brani. Il primo è ‘Under The Stars’, un sinth pop d’effetto che supporta una voce cavernosa, che prende l’ascoltatore e lo accompagna in un viaggio metafisico, sospesi attorno il nostro mondo malato. Poi è la volta di ‘Historia Magistra Vitae’, dove un bombardamento di sintetizzatori e distorsioni simulano un ulteriore immaginato incontro con quella che personalmente chiamerei Coscienza, ossia quella parte del nostro essere che ci ricorda perché siamo quelli che siamo. Alla fine, una tranquilla e rassicurante ‘Nature’, suggerisce un positivo, possibile epilogo qualora riprenderemo in mano le sorti della nostra esistenza. In tutta onestà, non capisco perchè chi ha una forte e marcata capacità narrativa come Vic Petrella si limiti alla pubblicazione di un EP, che è un formato che limiterei solamente a chi artisticamente ha poco da dire. (Mauro Furlan)