recensioni dischi
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JAVIER HERNANDO  "Jardín náufrago"
   (2020 )

Con Jardín náufrago Javier Hernando, musicista elettronico di grandissimo valore attivo sin dal 1979, tenta di evadere dalla prigione della contemporaneità, schematica e fredda, per raccontare di universalità, magia e atemporalità.

È sempre più difficile imbattersi in musica elettronica sperimentale che ingaggi con l’ascoltatore una vera e propria sfida, invitandolo a un intrigante duello dove soltanto uno uscirà vincitore. È, però, questo il caso di Jardín náufrago, album complicato e composito che avvolge e riscalda, coinvolgendo il pubblico in un viaggio difficile ma stimolante in un “altro” musicale che è esaltante e totale.

Otto brani, otto pezzi di un puzzle ostico e coraggioso, ambizioso e lucente, che emana tranquillità e ansia al tempo stesso, nel tentativo di analizzare e studiare ogni singola sensazione umana. Jardín náufrago è pubblicato da La Olla Expréss, esperienza iniziata come associazione culturale e divenuta ben presto scrigno straordinario attraverso cui pubblicare opere sempre più rilevanti e apprezzate. Non ci troviamo di fronte, in questo Jardín náufrago, a sperimentazioni fine a sé stesse. Javier Hernando gestisce ogni situazione, ogni piega del suono e del ritmo con esperienza e passione, con trasporto e costanza, e non lascia mai niente al caso.

Gli otto pezzi che costituiscono il disco sono viaggi un po’ claustrofobici, di leggerezza e di luce, che iniziano con la ipnotica “Exorama”, tributo al new age e alla psichedelica più levigata, compenetrata da trovate geniali e strumentazioni utilizzate nei modi più versatili e arguti. Versatilità e leggerezza dominano anche la leggiadra “Vista rasante”, mentre epica e ostinata è la cupa “Port Radium”. Terry Riley, i Can, Oval, persino Burial si incrociano e finiscono per formare il sottofondo amplissimo e variegato di cui Hernando si nutre.

I grandi episodi sono tanti e sarebbe inutile elencarli tutti. Le sbornie fantascientifiche e tecnologiche della seducente “Novilunar” costituiscono un passaggio cruciale nel disco, un momento di snodo che crea discontinuità con ciò che precede e che segue. La purissima ambient radiosa e abbacinante di “Noctiluca” irradia le sue vibrazioni fino a galassie lontane, incrociando segnali di vita aliena e pianeti ormai già in decadenza. Ci sono messaggi da universi insondabili che angeli o demoni trasmettono attraverso “Entre veredas” e atmosfere di fiaba si susseguono nella sghemba e frammentaria “Verdemar”.

È alla pulsante e vulcanica “Octo tornasolado” che Hernando affida la chiusura del disco. Ritmi sussurrati, rumori impercettibili e frequenze stranianti consegnano a qualche entità distante un codice oscuro, nascosto e prezioso, che forse un giorno qualcuno riuscirà a decifrare. Con questa impalcatura, Jardín náufrago è una carezza in un pugno, un accattivante racconto che non ha inizio né fine. (Samuele Conficoni)