recensioni dischi
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NAMNA  "Namna"
   (2021 )

Il duo Namna è un progetto sperimentale downtempo, nato a Stoccolma in Svezia. Il progetto è composto da Stina Hellberg Agback all’arpa e Leo Svensson Sander al violino e sintetizzatore. Il loro sound viene da molto lontano ed è qualcosa di maturo e orecchiabile. Durante le loro varie composizioni, si cullano all’interno di un vortice di suoni magici e rilassanti. Il debutto in studio dal titolo omonimo viene autoprodotto dalla band, con la direzione precisa curata da Daniel Ögren, che collabora all’interno del disco, prestando le sue chitarre al brano “Gora Monster”. Il nucleo di sonorità che si innalza nell’atmosfera, risulta personale e di grande spessore tecnico.

“Snacknavar” è la grande apertura ad effetto per questo lavoro, dove la purezza di un sogno delicato si libera leggera e l’arpa pizzica le corde per scandire un tempo geniale. Segue “My Och Vinden” con la sua sensibile carezza che purifica il giorno, un’incantevole brano triste da brividi. Il violino alterna le varie vibrazioni di una struttura preziosa. Su “Transformera” il violino, a tratti oscuro, sprigiona tutto il suo valore inestimabile, per una take precisa e d’impatto, il feedback di fondo è il contorno giusto nella monotonia di giornate buie. Il synth di timbro new wave danza come una scheggia impazzita su “Amoba”, spostando la composizione su note più complicate e tecniche. Nella parte finale il battito di mani, grottesco, rende il brano surreale.

A seguire, “Storsint” è una breve suite angelica che si collega a “Veta”, la migliore take dell’intero lavoro: qui il violino apre il suono enorme su un tappeto psichedelico del pianoforte neoclassico. Ennesimo esperimento del duo svedese che mette in risalto tutta la bravura in fase di scrittura. “Natten” è il tipico brano complicato e difficile da elaborare, ma con una grande intimità. Discorso assai diverso vale per “Gora Monster”, dove viene inserita la chitarra dissonante che va in sintonia con l’arpa. Nella title track, invece, ascoltiamo note fuori dallo schema, ma attente a svolgere un piano diabolico e malinconico. Chiudiamo con “Till Den Lilla Raven”, traccia incredibile che ci porta alle opere del compositore americano Danny Elfman: i cori che arrivano dal profondo lasciano un segno unico. Esordio interessante ma allo stesso tempo difficile da catalogare, questo dei Namna, in un genere molto di nicchia che il progetto riesce a far crescere in ogni brano, con uno studio accurato. (Simone Catena)