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TRONDHEIM VOICES  "Folklore (traditional customs, tales, sayings, dances, or art forms preserved among a people)"
   (2021 )

L’artista norvegese Ståle Storløkken, assieme a Helge Sten, forma i Trondheim Voices, che sono un duo di compositori/musicisti. Si tratta di una composizione per voci femminili, questo lavoro dal titolo lunghissimo: “Folklore (traditional customs, tales, sayings, dances, or art forms preserved among a people)”, uscito per la storica Hubro Records. Tredici capitoli con nomi che si rimandano l’uno all’altro, così come le scelte compositive corali. Le voci aprono “Chant for the multipresence” in maniera inquietante, ripetendo febbrilmente delle “t, t, t, t,”. Le armonizzazioni alternano assonanze a ulteriori e forti dissonanze, ricordando a tratti la celebre “Lux Aetherna” di Ligeti (“Aether III”). Tornando al brano d’apertura, una voce si stacca dalle altre, intonando dei vocalizzi con un timbro e un gusto folkloristico difficile da geolocalizzare. In momenti come “Ascend”, si parte da una voce che effettivamente ascende, ripetendo una formula melodica di due note glissate per tutto il tempo, mentre si moltiplicano gli eventi circostanti. “Facing the outerworld” vede il coro inizialmente all’unisono, come per un canto religioso, ma le deviazioni melodiche sono oblique, spesso fuori dalla scala seguita inizialmente. Nella costruzione della tensione, una voce ad un certo punto si distorce mostruosamente. Non c’è un momento di quiete, al massimo sospensioni nel vuoto, come in “Descend”; ma l’impressione può essere soggettiva. Su “Choral” c’è poco da dire, solo: “Tom, tom, tom, tom”. Anche in “Facing the innerworld” il coro si comporta come una serie di pulsazioni costanti. Con “Aether I” le donne si spingono in acuti penetranti, e fanno una pausa in “Illumination II”, lasciando posto a un battito di mani in loop e dei campanellini, che torneranno in “Illumination I” accompagnati da un suono di fondo gravissimo. Come in un rituale, i campanellini tintinnano da soli per tutti i due minuti di “All stand, head erect, eyes open”. Ecco, anche se non vengono pronunciate delle parole, il titolo di questo lavoro fa intuire che in questi misteri cantati si celino storie, proverbi, danze e forme d’arte folkloristiche. Ma si tratta davvero di un enigma imperscrutabile. Meglio non farsi domande e lasciarsi sedurre (o spaventare) dalle voci. (Gilberto Ongaro)