recensioni dischi
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I CASINI DI SHEA  "Parco gonzo"
   (2021 )

Credo che l’umiltà vada ovunque perseguita, perché è sinonimo di grandezza, sapienza e di equilibrata dimensione di sé stessi, ma quando è in eccesso può, inconsapevolmente, frenare slanci ed intenzioni. Ho l’impressione che il power-trio marchigiani de I Casini di Shea si sia trovato in questa condizione nel rilasciare solo il quarto d’ora del debut-e.p. “Parco gonzo”, quando magari avevano molti più brani pronti. Parliamo (purtroppo) di soli tre brani che lasciano il gran desiderio di fruirne altri quanto prima. Trattasi di un’opera prima tosta, massiccia, coesa in un alt-noise-rock dal forte vigore espressivo che azzanna l’orecchio e schiaffeggia a rotta di collo con bruciante impulsività e, se fossi in voi, ci penserei due volte prima di ignorare un esordio del genere. Fate play su “La tua verità” e verrete sbattuti in contesto ‘90’s senza passare dal via, nel quale il guitar-work sa primeggiare senza superbia ma con la veemenza che serve a mettere in bella vista anche il doppio ruolo al canto di Mauro Mariotti, rigorosamente in italiano. Poi, appiccano una molotov come il singolo “Sostanze”, dall’abrasione tellurica grunge-punk, come se i valvolari fossero sparati da Black Flag, Nirvana e Teatro degli Orrori. Quando incombono gli 8 minuti di “La primavera ce l’hanno imposto” largo all’estro libero, dapprima sassando con furore e poi decelerando con nevrotico ipnotismo shoegaze ed un reprise che scortica la cute sensoriale: che si sono inventati! E, come se non bastasse, è un punk-rock bello e buono che sa di modernariato-antico, come un’antitesi necessaria per rimanere agganciati in ogni epoca ed ancora mi chiedo come possono esserci riusciti in soli 15 mesi d’attività. Boh! ...però Top! (Max Casali)