recensioni dischi
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ERLEND APNESETH TRIO  "Lokk"
   (2021 )

Il nostro caro Erlend Apneseth ci ha ormai abituati a conoscere il suo folk trascendente, dove il suo trio d’archi esplora la mistica nell’ambito popolare, grazie anche all’Hardanger fiddle, la viola tradizionale norvegese. Ed ora, col nuovo lavoro “Lokk” (uscito ancora una volta per la celebre Hubro Records), il trio conquista anche il terreno, la concretezza materica, data dalle percussioni. Fin dall’introduttiva “Erindring”, siamo avvolti da vibrazioni e battiti che caratterizzeranno questa nuova uscita. Accanto agli archi infatti, in “Impedans” ascoltiamo strumenti acustici tradizionali, dai suoni simili a chitarre, affiancati a beat sintetici, avviando una ritmica ipnotica. Il trio diventa protagonista in “Skeleter”, circondato comunque da un tappeto percussivo risuonante di armonici e con battiti di mani. “Linjer” è caratterizzata da un fade in, estremamente graduale, di un loop ancora più ipnotico dei brani precedenti, mentre con “Fuglane” entriamo in una situazione sonora di giungla, che continua in “Springar”, dove si configurano formule ritmiche da rituale, con tanto di campanellini. Con inquietanti stridori effettati, il minuto di “Vake” ci introduce alla titletrack, dove incontriamo voci folk, unica testimonianza umana in questo disco. Ed infine, la conclusione è composta da quasi nove minuti, in un’eterea “Skimmer”, dai suoni dilatati che recuperano la spiritualità evanescente dei dischi precedenti, in contrasto alla materialità predominante in questo nuovo capitolo dell’Erlend Apneseth Trio. Nella sua prospettiva dunque, questa tappa presenta delle novità, ma resta immutata l’intenzione di creare un folk meditativo e contemporaneo. (Gilberto Ongaro)