recensioni dischi
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GALLUS  "PlusLapsus"
   (2021 )

Album strumentale che parla molte lingue, “PlusLapsus” segna il debutto solista di Luca Gallina, chitarrista di ultradecennale esperienza noto per l’intensa attività in seno a numerose formazioni.

Affiancato dal bassista Giovanni Ferrario e dal batterista Beppe Mondini, entrambi strumentisti di lungo corso, dà vita a nove tracce urgenti e mutevoli, agitate in profondità da scosse di blues truccato, manipolato ad arte, scattante ed ispido.

In trentasei minuti tesi ed accattivanti, elementi di provenienza affatto univoca si fondono seguendo suggestioni mutuate da molteplici fonti: da una nervosa “Jinsi” che sa di Stevie Ray Vaughan alle tentazioni western di “Sumerica”, dagli accenti morbidi di “X vibes” fino al mix di violoncello ed echi mediorientali di “Enuma Elis” (quasi i Ronin del grande Bruno Dorella), ogni traccia dipinge un fondale diverso, quasi fossero scenari di vari set cinematografici.

Composizioni dinamiche ed incalzanti mutano pelle di continuo senza mai scadere nel virtuosismo autocompiaciuto, flirtando con il jazz sia nella carezzevole apertura retrò di “Paleo jaz” che nella title-track, rilassata e suadente a passo di bolero, o segnando il tempo nella cadenza insistita e cattivella di “Ovo groovis” così come nei sei minuti laid-back della conclusiva “God’s flip-flops (le infradito del dio Enki)”.

In mezzo, sparsi come spezie nel Gumbo, sentori di Pat Metheny e di John Abercrombie, di Bill Frisell e di Peter Green, ma perfino rimembranze di Charlie Christian segnano i confini – apertissimi – di un lavoro brillante, attraente ma non sofisticato, rivolto ad un pubblico disponibile e curioso. (Manuel Maverna)