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FEDERICO POGGIPOLLINI  "Canzoni rubate"
   (2021 )

Dietro a questo titolo si nasconde (ma neanche tanto) un tributo alla canzone italiana. Sono pezzi che Poggipollini fa suoi e reinterpreta aggiungendone nuovo vigore ed una nuova veste. Il bravo chitarrista e cantautore bolognese pubblica un album esteticamente intriso di sonorità tipiche degli anni ’70 e ’80, un periodo importante per la formazione artistica del chitarrista, che omaggia così non solo il rock del decennio a cavallo di quegli anni, ma indirettamente anche la musica leggera italiana.

Non sorprende quindi trovare brani che assumono sembianze punk wave, ed è perciò assolutamente intrigante ascoltare per esempio ‘Trappole’ del grande Eugenio Finardi, dove sia canzone che autore si ricaricano di nuova energia. Oppure la riscoperta dell’indimenticato Ivan Graziani con il brano ‘Monna Lisa’ che, grazie anche al contributo del giovane cantautore Cimini, lascia intuire un certo legame con Bologna, città rock per eccellenza. Ma è la città che ha dato i natali artistici anche agli Skiantos del compianto Roberto "Freak" Antoni, puntualmente tributati con ‘Il Chiodo’, un brano che, visto oggi, potrebbe benissimo essere considerato tra i brani-inno di una generazione.

Ogni pezzo possiede una sua personalità, che ben si specchia, si confronta con quella di Poggipollini. L’aggettivo “rubate” usato nel titolo, sembra quindi un po’ improprio visto il risultato, che non assomiglia per niente ad semplice tributo, bensì ad una riscoperta di alcune canzoni che peraltro sarebbe ingiusto considerare semplice intrattenimento. Singolare poi l’idea di inserire alcune composizioni strumentali della durata di un respiro, brevi intermezzi tra una canzone e l’altra da sembrare quasi delle semplici idee abbozzate... Potrebbero benissimo essere paragonati ad un flash di una vecchia macchina fotografica, che per un tempo brevissimo evidenzia, illumina il soggetto, scoprendo poi che è stato possibile catturare quell’immagine, per diventare una splendida fotografia.

Una manciata di brani, pensati forse in momenti improbabili: dopo cena, o magari durante le sessioni di registrazione, oppure la mattina presto cercando di fare uscire dalla testa quel giro blues che la tortura da qualche giorno... Federico ha suonato con grandi nomi del rock italiano, suona tuttora rock. Anche se ‘Canzoni Rubate’ è di impatto immediato, anche se ci sono contaminazioni di musica nera, anche se a tratti trova esaltazione la melodia italiana. Il suono vagamente malinconico delle tastiere in ‘Malamore’ possono ricordare persino band improbabili come gli Stranglers. In definitiva un disco che Federico Poggipollini avrebbe potuto anche intitolare ‘Questo Sono Io’. (Mauro Furlan)