recensioni dischi
   torna all'elenco


MAX CASALI  "St3rzo"
   (2021 )

Abile giocatore di parole, il nostro Max Casali torna con la sua terza uscita discografica che, per questo, si intitola “St3rzo”. Sopra arrangiamenti da classico cantautore pop rock, Casali dà voce ai propri pensieri, che per quanto filtrati dagli arguti giochi di parole dei titoli, mantengono la loro provenienza “di pancia”.

Parte con “Segnali di noi(a)”, un affondo al mondo social, auspicando ad un ritorno maggiormente offline: “Dov'è la fantasia, quell'estro di magia che non stonava, ambisce a quei mi piace, ma ti schiavizza per sempre”. Se riuscirai a staccarti dalla dipendenza dei selfie d’autostima, “Avrai tramonti al contrario e la vita che tornerà”. Max resta sull’argomento online, approfondendo un esiziale cambio lessicale dei nostri tempi: dall’oggetto dell’arte, il concetto, si pensa solo ad un “contenuto”, inteso come file virale. Così, in “ContenuDi” canta: “Guarda come annaspa l'arte, di fronte agli interessi di parte, oggi sono contenuDi del pensiero atrofizzato”.

Una marcetta acustica deandreiana dà ritmo ad “Arsenio Lupin”, che non descrive un reale ladro, ma l’inconscio di ciascuno di noi: “Ruba i tuoi valori rinunciando a quelli veri (…) non reggono alchimie perché conosce tutte le vie, ti segue da quando sei nato (…) non fa distinzione tra sguatteri e scienziati, anzi sono loro i primi candidati”. Casali sceglie di recitare per “Bulli e rupe”, affrontando il tema del bullismo, con un pizzico di retorica, rivolgendosi alle vittime che hanno visto la peggio, definendole “angeli bianchi”. Mentre i carnefici, messi sotto i riflettori, sembrano pure favoriti dai media: “Loro sono morti dentro, fa rabbia, sono sempre al centro di una fama truce che li raddoppierà”.

Altro calembour è “Far-web”, che dal bullismo passa al cyberbullismo, fenomeno molto più diffuso di quanto crediamo, in quanto ne fa parte anche la sfilza di insulti da gogna pubblica, praticati da adulti “maturi”: “Non gli importa niente del trauma perforante, che lascerà sul resto della vita, che poi più vita non sarà. Istigano suicidi, ricatti malandrini, e chi mai li punirà?”. “Di stra-foro” verte su un noto problema italico: la certezza della pena e la lentezza burocratica, che Max indica come voluta per favorire le prescrizioni dei crimini. “Si chiede la riforma da decenni, si sguazza a lasciarla così”.

Altro tema caro ai più populisti, sta ne “Il de(re)litto perfetto”, il politico di turno che riceve il vitalizio e si lamenta, inconsapevole del proprio privilegio. Max si concede una pausa per entrare nel sentimentale, con “Non so perché”, con parole interrogative, forse su una relazione da rinnovare: “A noi chissà che effetto fa, innestare emozioni con nuove complicità?”. Sì ma tutto questo, oggi, trova spazio in un ipotetico concerto con molta gente? A Casali sembra fregare poco, anzi, se gli ascoltatori sono passivi gli darebbe pure fastidio: meglio pochi ma ricettivi. E ce lo dice con “Tanto pubblico”, con parole molto familiari, a chi riceve consigli non richiesti: “La critica già pronta per smontare slanci e idee senza minima ragione, ‘lo dico per il tuo bene per carità’ (…) l'ammiccamento non è per me, e spero anche per te”.

“Manipo(po)lazione” professa scenari di controllo delle menti, per soggiogarle a manovre sempre più restrittive: “Ti preparano all'idea di futuri sacrifici, così la purga sembra molto meno amara. La tattica maligna per non farti ribellare (…) il contagocce è strumento persuasivo”. Con “Il resto manc(i)a”, il nostro si rivolge ai nuovi artisti, potenzialmente anche a quelli che incontriamo qui a Music Map, invitandoli a non svendere mai “nemmeno mezza nota”, affrontando la difficoltà di farsi conoscere, aggravata da chi sottostà alle scelte facili e “si prostituisce”. E’ il romanticismo del voler vedere l’artista sempre puro.

“Alla resa dei ponti” è un’amara chiusura sulle infrastrutture, sempre dannatamente attuale. Pensando a chi fa affari con materiali scadenti, o manutenzioni eluse, Max dice drammaticamente che gli “zecchini di budella sono lustrati sempre più”. Per consolarsi, l’album contiene “Popolo di maghi”, bonus track dedicata alla capacità di arrangiarsi degli italiani: “Ovunque è Napoli oramai, sembra spacciata, ma è gente che non molla mai. Si inventano un'idea e sfidano la marea”. Il pensiero di Max Casali è chiaro e inequivocabile, ed espresso sempre con fervore, nel pieno stile del cantautore impegnato, senza spazio per le ruffianerie dei giorni nostri. (Gilberto Ongaro)