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SERGIO CAMMARIERE  "Piano nudo"
   (2021 )

Coraggioso registrare un album di solo piano senza nemmeno chiamarsi Keith (Jarrett o Emerson… fate voi), perché la figura da pianista per crociere è sempre dietro l’angolo. Ma Sergio Cammariere ha la fama e l’autorevolezza di chi si può permettere di tentare sfide simili.

Una sfida, in verità, già tentata e vinta perché nel 2017 era uscito “Piano”, in cui il cantautore crotonese metteva da parte le parole per lasciare tutto lo spazio al suo amato strumento.

Ora la nuova uscita “Piano Nudo” sa di essere un’opera che richiede devozione e umore adatto e che, per non compromettere l’attenzione dell’ascoltatore e diventare un sottofondo malinconico, deve sprigionare melodie coinvolgenti e non troppo contorte.

Cammariere dall’alto dei suoi undici album da cantautore, venti colonne sonore per il cinema, dodici premi internazionali, collaborazioni con tanti grandi nomi della musica italiana, Premio Tenco nel 2002 e terzo posto a Sanremo 2003, autore anche del libro biografico ”Libero nell’aria”, si è guadagnato sul campo tutta l’esperienza e l’abilità per riuscire nell’ardua missione.

Infatti ogni brano dei diciotto presenti in ”Piano nudo”, è ben caratterizzato da sviluppi essenziali ma ricercati, eleganti e raffinati che colpiscono muovendo leve sempre differenti e spaziando tra i generi con nonchalance e mestiere.

Si passa, quindi, dal valzer dedicato a Greta Thunberg “Girotondo per Greta” alle tentazioni sudamericane di “Adeus nunca mais”, al gusto classico di “La ballerina del carillon” a al portamento rigoroso di “Marcia degli elfi e dei folletti”, al fascino retrò di “Chanson du temps retrouvé” fino ai chiaroscuri jazzati di “Turno di notte”.

Ma è quando innesta la marcia introspettiva che Sergio Cammariere riesce a mettere a segno autentici colpi da ko, Il volo magico di “L’ultima voce prima del silenzio” o l’amarezza riflessiva di “Le luci spente del luna park”, o l’ode al maestoso de “Il mare del nord” o il senso di vicinanza che non si trasforma in straziante nostalgia di ”Lettera a mia madre”, questi sono i vertici toccati in “Piano nudo”.

Il mare è una fonte costante d’ispirazione per l’autore, che dedica “Lampedusa” alle acque del Mediterraneo, teatro delle tragiche storie di immigrazione, e poi ci invita a seguire “La rotta degli Alisei” nel brano accompagnato dal videoclip con la regia di Miriam Rizzo, la fotografia di Daniele Ciprì e la partecipazione di Leo Gullotta.

Cammariere ha l’anima del jazzista e il cuore del cantautore che riesce a sfogliare il libro della vita per aprire finestre su mondi da raccontare anche senza usare le parole.

E ci piace immaginarcelo come nella bella copertina di “Piano nudo”, girato di spalle con i capelli fluenti e impegnato a comporre brani su brani per estrarre un mare di emozioni da dentro un pianoforte. (Lorenzo Montefreddo)