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ECOR  "Airways"
   (2021 )

A soli 20 anni avere le idee chiare sulla propria identità artistica è una peculiarità molto apprezzata agli occhi del pubblico e di molti 'esperti' del settore musicale. E proprio grazie al suo approccio maturo e attento ai dettagli, Ecor accende l'interesse già al primo ascolto. Sensibilità dark e fascino malinconico lo contraddistinguono dal tumultuoso mondo di generi attualmente presenti nel mainstream, e con il suo album AIRWAYS vediamo che non si fa affatto distrarre anzi, percorre la sua strada personale dando ascolto alla propria interiorità e all’enormità della natura di cui siamo parte.

Come lui stesso dichiara, 'ogni canzone e associata a un evento naturale che ho vissuto negli ultimi anni', 'sono affascinato dalla natura: la nebbia, le stelle, le montagne, i sogni e le onde sono tra le cose che piu amo osservare, e che piu mi ispirano'.

L'album è un lungo lavoro di crescita iniziato nel 2018, autoprodotto in tutti i suoi aspetti. Composizione, performance, registrazione, mixing e mastering, all'interno di un concept che egli stesso colloca tra il Darkwave, l'Ambient e l'Apocalyptic Folk. Sicuramente un prodotto che troverebbe ampiamente posto anche in sincronizzazioni per film e serie TV.

Analizzando i brani, con 'Ossemororum' entriamo immediatamente nel suo mondo siderale e ipnitico, al di là del tempo e dello spazio. Note gravi, insistenti e tensive. Un universo cupo e incantatore. 'Into thin air' presenta l'artista anche come performer dal punto di vista vocale. Accompagnata da un organo in minore, emette parole ampie dal sapore liturgico, cadenzate da un gong costante e solenne. Tra le sue influenze piu forti ci sono gli Anathema, Anna Von Hausswolff, Philip Glass e la musica tradizionale scandinava e dei nativi americani. Un viaggio tra mondi lontani che si apprezzano anche nei successivi brani come 'Homichlo' e 'Airways'.

'Perderti' è l'unica traccia in italiano che si incontra nella playlist, in cui Ecor mostra come anche la nostra lingua può perfettamente adattarsi a queste sonorità. La voce in questo brano a tratti svela un'emissione leggermente acerba dal punto di vista tecnico, ma il suo timbro, musicalità e l'uso 'strumentale' che ne fa, sovrastano questa piccola mancanza, soprattutto nel brano successivo 'Vent Fin' in cui l'artista sperimenta armonie vocali molto apprezzabili. 'Billows' ricorda gli universi di Vangelis coi suoi synth 80's. 'Cirene' e 'Rotanev' invece ci riportano tra i boschi in cui l'artista è cresciuto. 'Ossemororum II' infine, chiude l'album con lo stesso spirito con cui è stato aperto il concept.

Ottime idee quindi, che se sviluppate insieme alla maturità di vita che ne verrà, ci fanno già oggi presagire evoluzioni sonore ancor più interessanti da parte di questo giovane artista, a cui faccio il mio piu sincero in bocca al lupo. (Alessandro Buono)