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ABAN  "Rap inferno"
   (2021 )

Aban è un rapper. O trapper, dite un po' come volete, perché ormai il confine tra i due mondi è sempre più labile. Però, lasciatemi dire che il soggetto in questione è parecchio diverso dai colleghi di genere, e per più di un motivo. Innanzitutto, l'MC leccese ha 42 anni. In un mondo in cui proliferano i rapper appena maggiorenni, questa è davvero una notizia. Beh, a voler essere precisi, Aban ha la stessa età di Marracash, e non mi sembra che nessuno si sia posto dei problemi a riguardo del più celebre collega nicosiano.

E, se vogliamo continuare su questa strada, Fabri Fibra è più vecchio di entrambi, di 3 anni, mentre Guè Pequeno ha solamente 1 anno di meno. E' vero, Aban non è (ancora) famoso come i succitati colleghi, ma il punto non è questo: il punto è che, per scrivere liriche nelle quali in tanti si possano riconoscere, l'età è, in effetti, un particolare poco interessante, per nulla decisivo. Conta la maturità, conta avere cose da dire.

E poi va sottolineato che Aban non si è svegliato ora, a 42 anni, scoprendosi improvvisamente un rapper: ha mossi i primi passi nella scena addirittura 25 anni fa, a soli 17 anni, militando nella Lupiae Squad (storica formazione leccese da lui fondata), nel Thug Team, negli Scumbenati, nella South Fam. Nei suoi dischi precedenti si sono annoverati feat. celebri come quelli di Sud Sound System, Club Dogo, Jake La Furia, Marracash, Guè Pequeno, Noyz Narcos, Co’ Sang, Don Joe, insomma il meglio della scena tricolore.

Secondo fattore che rende Aban diverso dai colleghi di genere sono le liriche. Dal momento che lo scrivente è sufficientemente stufo di testi prodotti in serie da rapper che inneggiano, tutti uguali, a soldi, fama, auto di lusso e marchi famosi, riscoprire che il rap possa anche trattare argomenti più importanti e "alti" è, credetemi, un bel sospiro di sollievo. Aban parla di giovani uccisi per motivi politici ("Dax", in memoria di Davide Cesare, assassinato il 16 marzo 2003), della discriminazione ai danni degli immigrati ("Anfibi di cera"), di chi non ce l'ha fatta nella musica e nella vita ("Come un clan"), della sua Lecce ("Dalle ringhiere"), ma pure di amore e di sentimenti ("La botta"). Testi che, grande novità, lasciano dentro qualcosa. Da ascoltare e riascoltare.

Terzo e ultimo fattore che rende Aban diverso dai colleghi di genere è il risultato finale. E quindi arriviamo al punto, quello vero, l'unico importante: ''Rap Inferno'' è un signor disco. Tosto, completo e compiuto, avvincente e vincente. Nel quale non una frase né un passaggio musicale sono fuori fase o di troppo. Possiamo chiamarlo il disco della maturità, per l'MC leccese. E non c'entra l'età, lo si è già detto. Semplicemente, parlando dell'inferno dell'attuale scena, Aban conduce verso il paradiso. Quello che solo i veri dischi, ed i veri artisti, possono regalare alle nostre orecchie. E noi ringraziamo. (Andrea Rossi)