recensioni dischi
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ED JONES & EMIL KARLSEN  "From where light falls"
   (2021 )

All’interno della grande tradizione dell’accoppiata di sassofono tenore e batteria, il sassofonista Ed Jones e il batterista Emil Karlsen offrono un episodio convincente e affascinante nella storia dell’incrocio di questi strumenti, dipingendo quadri impressionistici e avanguardistici insieme attraverso otto trascinanti improvvisazioni.

Documentando la loro collaborazione come duo all’interno di un viaggio complicato ma prolifico iniziato durante i mesi di lockdown del 2020, From Where Light Falls ha come scopo quello di mostrare le abilità dei singoli compositori e performer cercando di lasciar correre libere le radici musicali, lo stile e le idee di ciascuno dei due, non cercando forzatamente di unirli o temperarli ma sottolineandone i momenti di prossimità e quelli di divergenza. E proprio per questo, per non voler in qualche modo tarpare le ali agli approcci e ai metodi propulsori di entrambi, l’album funziona e ipnotizza. Grazie alle continuità e alle discontinuità opportunamente evidenziate, From Where Light Falls risulta un lavoro organico e appassionato, che solo due ottimi musicisti potevano partorire.

Le otto composizioni che compongono il disco, tutte figlie di improvvisazioni, maturano all’ombra di uno scambio di idee e di collaborazioni tra i due sempre stimolanti e ambiziosi. La voglia di abbracciare l’avanguardia e di percorrere sperimentalismi arditi ma mai fine a sé stessi si concilia perfettamente – e nient’affatto sorprendentemente – con la volontà di entrambi di radicarsi in approcci del jazz tra loro differenti ma continuamente in dialogo. Le carriere dei due, brillanti e piene di esperienze variegate e per palati raffinati, parlano da sé. È musica che esce dall’anima, che non “mette la sordina” a nessuno dei due, che concede ai performer di essere un tutt’uno con lo strumento.

E così, in men che non si dica, si dipanano le otto composizioni che compongono il lavoro: complessi, spesso lunghi e sempre coinvolgenti, i pezzi mostrano con grande evidenza i punti di forza di Jones e di Karlsen, musicisti dal brillante talento che non eccede mai nel virtuosismo e non si rinchiude mai in sé stesso: la forza del lavoro è, infatti, il dialogo che uno strumento instaura con l’altro, dalle carezze ai pugni e dal massimalismo al rifugiarsi in pochi scambi di note e di beat. Così è la movimentata “Oktober”, che apre il lavoro, uno dei brani più brevi, e così è parte delle lunghe suite “November” e “December”, che nelle loro parti centrali poi tendono a farsi più rarefatte e intangibili, quasi sfumando di consistenza per farsi puro suono o ritmo antico. Nel procedere attraverso i mesi autunnali, Jones e Karlsen sembrano porgere la mano e condurci, ma non si riesce a sapere dove quei soffi e quei colpi potranno portarti. (Samuele Conficoni)