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SANTAMARYA  "Nessuno ricorda niente"
   (2021 )

In un'epoca in cui tutti corrono frenetici e schiavi delle lancette, asfaltando istanti, vicende e frasi che non fanno in tempo a rivelarsi che subito vengono relegate nell'oblio, fortuna che c'è qualcuno che ancora anela il desiderio di fermare ricordi e vissuti per rivalutarne l'importanza.

La voglia d'immortalare fasi di vita con le loro inevitabili antitesi, è narrata nel mini-album "Nessuno ricorda niente", e già il titolo suona come una inconfutabile "sentenza".

Il quartetto viterbese dei Santamarya completa, con altri due pezzi, i quattro singoli già usciti ed ognuno corredato di videoclip. Alle spalle, una produzione attenta, pertinente, che sa ricreare l'humus esplicativo di tematiche sguscianti, profonde, zuppe di domande sagaci, atte a contrastare l'annichilimento di non farsi più domande votate alla rassegnazione del tipo "...tanto non cambia nulla... e quindi è meglio non pensare...".

Tra pop e cantautorato s'aggirano "Fantasmi", dal gusto indie dance che ammicca al brio dei Franz Ferdinand, mentre "Ti porterò con me" lancia una ritmìa da new-wave più accessibile e meno oscura, col basso in forma smagliante che trascina a meraviglia.

Avvolti in aere '60, la titletrack è un branetto che si lascia cantare e ricordare per leggerezza e disincanto. Poi, la cantilenante "Fiori di gesso" insegue spensieratezza con la semplicità di fischiettarla in casa.

Con passi felpati s'affaccia l'acustica "Cooper", con orlature oniriche e sognanti. Infine, si vola ad "Amsterdam" per respirare quell'eleganza sopraffina che fluisce nei Baustelle senza farne mistero, e che però sa imporsi evitando pericoli di smaccata emulazione: brano top! che sarebbe sufficiente a salvare la baracca del disco, nel caso che gli altri pezzi fossero risultati mediocri.

Invece, l'asse compositivo dei Santamarya poggia su morsetti che stringono riflessioni semplici, laccate con l'amore che serve, nel quale la memoria e l'osservazione delle piccole cose sono per loro dogmi da preservare, in un tempo cosi avaro di pause e di rare scritture di diari. Almeno stavolta, l'oblio non vincerà. (Max Casali)