recensioni dischi
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FILIPPO MACCHIARELLI QUINTET  "Il vento è fuori"
   (2021 )

“Il vento è fuori” è l’album di esordio per Filippo Macchiarelli come leader, guida spirituale di un quintetto che vede anche la presenza di Greg Hutchinson (batteria), Simone La Maida (sax contralto), Emilio Marinelli (piano, tastiere, elettronica) e Massimo Morganti (trombone).

L’idea di Macchiarelli (voce e basso) è quella di mettere in musica emozioni troppo forti per poter essere spiegate a voce, cantando la bellezza della vita, mentre si cerca di esorcizzare il dolore.

Il disco, che condensa otto brani in poco meno di un’ora, propone una quantità di spunti ed elementi sonori notevole, al punto da rendere necessario più di un ascolto per poter apprezzare tutto a dovere.

Il jazz di “Il vento è fuori” è fusion e alterna momenti dall’atmosfera acustica come “Corde da campanile a campanile” e altri in grado di incarnare sviluppi più moderni del genere, come “Out to Get in”, che fra le sue pieghe offre qualche ricamo elettronico.

Le ballad come “Amaceuy” e “I giorni di Alabor” sono perfetta rappresentazione del desiderio di creare un sound organico e omogeneo, in cui lo spazio per il virtuosismo c’è, ma è misurato e ragionato.

La cura maniacale per gli arrangiamenti consente anche di apprezzare meglio anche le aperture swing di “Pola Pola”, le sfumature rock di “Mimante” o il jazz di “Secret Love”, che si colora di soul e di funk.

“Il vento è fuori”, a partire dall’ottima titletrack stipata in apertura, è un lavoro che alimenta il desiderio di farsi rivivere nell’istante stesso in cui scoccano gli ultimi secondi di “Secret Love”. Prendetevi cinquantacinque minuti, o anche due ore, e godetevelo. (Piergiuseppe Lippolis)