recensioni dischi
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GAZE OF LISA  "Sinonimi contrari"
   (2021 )

Da circa un lustro, si pongono l’obiettivo di essere sempre in costante evoluzione e bisogna riconoscere, al combo materano dei Gaze of Lisa, un’impeccabile coerenza di fondo intrapresa, prima con l’e.p. d’esordio del 2018 “Hidden”, ed oggi rafforzata col primo full-lenght “Sinonimi contrari”.

Indubbiamente, l’intento di base per il power-trio appare come un mantra nei 12 pezzi dell’album, laccati di un’elettronica che sgomita per ritagliarsi un’identità trasformista, ispirata sì da Radiohead ed Apparat e dai nostrani Mistonocivo (nel brano “Io contro”), ma plasmata in modo da estraniarsi da scopiazzature banali.

Effettivamente, il disco trasmette ciò che avevano in testa, e questa sensazione la si percepisce a pelle, non solo perché un triennio di lavorazione non è poca cosa ma, altresì, perché ognuno del collettivo ha incastonato esperienze diverse per poi fonderle col proprio dogma sensitivo e recettivo, per creare, così, un’efficace formula corporativa che, dopo l’algida partenza di “Il silenzio di Boka”, pesano sulla “Bilancia” grinta granulare, mentre la scelta del primo singolo è la… “Logica” che ben esprime la concettualità della band che pulsa, irrinunciabilmente, col doppio piglio: estraniante e concreto.

Li ritroviamo “Divinamente” anche nel secondo singolo a colpi di elettro-rock, ma molto più fruibile rispetto all’altro per fluidità testuale. Invece, “X” sembra un brano di Battiato convertito all’elettronica mantrica, mentre “In uno spazio che fugge” spuntano risacche indie-cantautorali non messe in preventivo ma defluite con indubbia personalità.

Dopo l’asettico strale di “Rimpianto” si traccia “La linea di Karman” per definire il traguardo dell’opera con ipnotismo da space- oddity.

“Sinonimi contrari” è un lavoro robusto, poliedrico, miscelato con verve assemblativa e consapevole della sua forza stralunante, che “switch-a” l’interruttore esecutivo tra modern e vintage con evidente padronanza di mezzi. Da Matera, i Gaze of Lisa: come la città, li proporrei come patrimonio dell’Unesco. (Max Casali)