recensioni dischi
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SIMONE FARACI  "Echo ex machina"
   (2021 )

“Echo Ex Machina” è il primo album da solista di Simone Faraci, musicista siciliano di stanza a Bologna e figura sempre più autorevole all’interno della scena di improvvisazione elettroacustica, oltre che membro di Minus - collettivo d’improvvisazione ed Elettronica Collettiva Bologna.

Il disco, che ha visto la luce a inizio ottobre ed è stato pubblicato per Slowth Records, è basato sui concetti di voce, distanza, macchina e metamorfosi, elementi riassunti nel titolo che fa riferimento al mito di Echo, tramandato da Ovidio.

L’immagine comunicata dall’artista è quella delle nostre voci, incorporee, che viaggiano nelle videochiamate e nei feed dei social media, un po’ come Echo aveva perso il suo corpo, trasformandosi in un suono che vaga fra i boschi.

I pezzi di quello che si può a tutti gli effetti definire un concept album sono cinque e in apertura c’è “Scroll Macabre”, realizzato soltanto con materiali campionati dai reel di Instagram, sul cui sfondo si staglia un loop che rappresenta la ripetitività del gesto dello “scroll”.

“Τυέρτι”, in collaborazione con Agnese Banti, smembra le parole in una lunga serie di sillabe, poi ricomposte da un algoritmo in maniera casuale, e arriva prima di “Metamòrpho”, l’unico brano che ha un testo vero e proprio, in cui alcuni versi de “Le Metamorfosi” di Ovidio sono letti in latino attraverso un vocoder.

“Vox Aeterna” è melodia e lieve dissonanza, con riferimenti a György Ligeti. “Apparatus [songmachine]” utilizza diverse tecniche di elaborazione vocale e chiude un lavoro interessante e affascinante: la ricerca, il concetto e la complessità del tema lo rendono una delle opere più interessanti di questo scorcio finale di 2021. (Piergiuseppe Lippolis)