recensioni dischi
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R.Y.F.  "Everything burns"
   (2021 )

Chi usa il proprio disco come strumento d’invettiva, può essere tacciato di populismo? Dipende… Se si predica bene e poi si razzola male, allora sì, ma quando l’iniziativa presenta evidenti segnali di leciti princìpi combattivi, il discorso cambia.

Ebbene, quello che porta avanti R.Y.F. (Francesca Morello) nel nuovo lungo atto “Everything burns” contro maschilismo, preconcetti gender, patriarcato ed “outings” sessuali, è palesemente sincero e passionale, e non è cosa da poco. E’ come se, tramite le 8 micce dell’album, volesse concretamente bruciare i pensieri beceri, cafoni ed ignoranti che stagnano nelle menti dei pseudo-pensanti.

Da qui, un titolo dall’eloquenza chiarissima (“Tutto brucia”) che appicca il fuoco tramite un’elettronica massiccia e ben assemblata con “Cassandra”, come se i Planet Funk si fondessero con i Cure, mentre disidrata l’assetto corporale nella seguente “Normal is boring”, col feat. dei So Beast, capaci di scheletrizzare il brano con acido muriatico.

Francesca tira dritta senza paura con l’eclettica “Don’t panic”, ammissione diretta sul suo indirizzo sessuale. La pira arde più che mai nelle fiamme della titletrack, arrostita con asettici flirtati vocali e loop ipnotico.

Dopo la maestosa minimalità di “Not going anywhere”, incalza l’efferatezza atmosferica in “My sis”, atta a rimarcare tutta la nequizia maschilista verso il pianeta rosa, e vi garantisco che si fa capire bene!

Ma, per sostenere pesi cosi gravosi, ricorre alla “Muzic”, con la sua magia consolatoria che ti strappa dall’abisso. All’arrivo, si cade nel buco nero di “Pocket full of ashes”, incenerito (appunto) da cupezza ed incenerimento tenebroso.

Tra asperità di synth, la secchezza della drum-machine e la roboticità del vocoder, R.Y.F. cambia pelle con piglio stupefacente, dando un disarmante quanto mai lodevole seguito a “Shameful tomboy” di un biennio fa, e chi (forse neanche lei…) se lo sarebbe mai aspettata una Francy cosi camaleontica? Brava, coraggiosa e ardente(mente) iconoclasta. (Max Casali)