recensioni dischi
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KATE MOORE  "Revolver"
   (2021 )

La compositrice australiana Kate Moore ci propone 8 sue creazioni in “Revolver”, appena uscito per Unsounds Records. Si tratta di musiche create su commissione, soprattutto per le performance dell'artista Ken Unsworth, ma poi rivisitate anche per altri. Le musiche vengono eseguite da un quintetto di archi e percussivo. Nel comunicato si parla di violino, violoncello, contrabbasso, arpa e di generiche “percussioni”. Ma oltre a qualche raro intervento di tamburi, avverto anche la presenza di un vibrafono qua e là. O forse quel che confonde, è la capacità imitativa di violoncello e contrabbasso, e anche dell'arpa quando esegue le sue note più gravi (più basse).

Moore esplora delle possibilità timbriche poco usate. Come in “Way of the Dead” che, dopo una parte iniziale dove spicca il violoncello che suona in modo sinistro, nel mezzo lo spazio è riempito dal contrabbasso, che esegue a ripetizione delle brevi note, di cui viene marcato l'aspetto ritmico. Si crea una tensione latente, che si respira anche nei momenti apparentemente più calmi, come nella tessitura di arpeggi di “Gatekeeper”.

Nei brani titolati “Song of Ropes”, il violoncello solista crea un flusso energico, reiterando delle formule quasi uguali, che cambiano solo di una nota o due alla volta, generando ipnosi. In “The Boxer”, con l'intero quintetto attivo, l'atmosfera continua ad essere sospesa. L'effetto è ottenuto grazie alla staticità armonica, e anche perché, mentre l'arpa arpeggia in modo lentissimo, la melodia del violino è fatta di note prolungate, che in “Stroming” invece diventano ribattute e tremolanti.

Per ultima, racconto la prima traccia, che è la titletrack “Revolver”. Qui le percussioni sono varie e costanti, rimbalzanti, e pensando ai lavori di Ken Unsworth, viene in mente quel cerchio di pietre sospese, sollevate a un palmo dal pavimento, e mantenute così tramite corde incrociate, attaccate al soffitto. Corde tese come quelle del violino che esegue una melodia fatta di sequenze di note ribattute. Si sente la cifra stilistica che Kate Moore persegue, ma certamente con l'opera visiva di Unsworth, entrambe le espressioni donano e ricevono un valore aggiunto. (Gilberto Ongaro)