recensioni dischi
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RICHARD & DUNCAN PINHAS  "Sources"
   (2021 )

In Sources, uscito per Bam Balam Records, Richard Pinhas, fondatore dei leggendari Heldon, musicista sperimentale francese di fama internazionale, e Duncan Pinhas, altrettanto coraggioso e talentuoso nel medesimo campo, nel tentativo di fondere la musica rock e quella elettronica, si alleano dando vita a un progetto articolato e coerente, un claustrofobico viaggio tra galassie, in un futuro remoto, che si snoda in sei composizioni originali e intriganti.

In Sources, le chitarre di Richard Pinhas e i synth, le altre(ttante) chitarre e le field recordings di Duncan Pinhas raggiungono un equilibrio e una brillantezza incredibili, potendo contare su due autori straordinari che il fuoco dell’ispirazione compositiva ha nuovamente toccato. I pezzi entro i quali si sviluppa questo percorso abbacinante e introspettivo sono al confine tra un rock galattico, progressive e massimalista e sperimentazioni elettroniche fuori dal tempo, talvolta addirittura new age. È un percorso ambizioso che sa guardare ai Soft Machine come agli Acid Mothers Temple, ai Throbbing Gristle come a John Zorn. In questo viaggio incandescente, i Pinhas riescono a raggiungere una potente sintesi di tante sonorità talvolta anche molto differenti tra loro.

“Puissances Infectées”, il brano di apertura del progetto, che sfreccia come un treno merci a tutta velocità, carico di idee e di invenzioni brillanti, è la carta da visita perfetta della collaborazione. Vibranti chitarre distorte si amalgamano a batterie e synth velenosi e taglienti, affilati come coltelli e preziosi come diamanti; segue lo stesso principio la più sperimentale “Onde aux Rivages Trop Méconnus”, dove le field recordings e i synth di Duncan Pinhas creano un ambiente paludoso e inquietante unendosi alle chitarre oscure di Richard. E non mancano neanche l’aspetto “galattico” della collaborazione, un rock fantascientifico e futuristico, e neppure quello cupo e goth, declinazioni affascinanti che così tanto guardano agli Anni Settanta, con l’occhio attento alle esperienze sonore create dai Tangerine Dream e dai Black Sabbath.

Questo aspetto – nonché questa evidente e appassionante versatilità dei due musicisti – è visibile soprattutto nella oscura e mefistofelica “Aiguille Rouge” e nella massimalista “Echappées Belles”, il più complicato e asfissiante tour de force musicale del disco, quantomeno alla pari con la conclusiva “De Sources et de Ravins”, uno stillicidio di vibrazioni, impressioni e allusioni che amplifica attimo dopo attimo la sua eco profonda fino a raggiungere una durezza e una aggressività perturbanti e avvolgenti. Allo stesso modo “Le Gritche”, altro viaggio potente e claustrofobico, che non lascia un secondo di respiro, conduce l’ascoltatore verso dimensioni lontane e difficili da descrivere a parole. Con Sources siamo di fronte a un progetto ricco e complesso, che mostra la grandezza e il talento compositivo di due musicisti eccezionali. (Samuele Conficoni)