recensioni dischi
   torna all'elenco


ZEA  "Witst noch dat d'r neat wie"
   (2021 )

Zea è il nome del progetto solista di Arnold De Boer, musicista originario di Amsterdam che canta in lingua frisone e che, negli ultimi vent’anni, ha suonato in oltre quaranta Paesi diversi.

Da poco, l’artista è tornato con “Witst noch dat d’r neat wie” (uscito per Makkum Records), che arriva quattro anni dopo “Morn gean ik dea”, il primo dei suoi dischi in lingua frisone.

Proprio il linguaggio e la linguistica sono fra i temi ricorrenti anche in questo lavoro, all’interno del quale la poesia è il punto di partenza per arrivare alla musica.

La proposta artistica di Zea conserva quel fascino intimista già apprezzato in passato, e che rimane l’elemento di continuità fra i quindici brani di questo album, sospesi fra cantautorato, blues, rock e pulsioni sperimentali che emergono in diversi momenti nel corso dei quasi sessanta minuti di durata del disco.

Ad aprire è la titletrack, con il suo crescendo leggero e una chiosa serrata e ipnotica, mentre decisamente più essenziale è “Desimber”, stipato in chiusura, caratterizzato da un accompagnamento scheletrico e da una voce posata.

Nel mezzo, fra i brani migliori ci sono “Gean net by my wei”, che mostra qualche punto di contatto con la tradizione cantautoriale che fu, e “Wat moatte wy dwaan as wy hjin jild hawwe”, che convince per l’intreccio delle voci.

Al netto di qualche passaggio probabilmente meno a fuoco, “Witst noch dat d’r neat wie” è un lavoro gradevole, in cui la scelta della lingua diventa risorsa e non ostacolo. (Piergiuseppe Lippolis)