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NICO MARAJA  "Imenotteri e cosmi"
   (2021 )

Ogni tanto (ma diciamo pure raramente...) nel bosco cantautorale si fanno strani incontri, ma quando accade c'è solo da meravigliarsi. Vuoi per l'inaspettato impatto, vuoi perché, ormai, sempre meno anime contemplano radure innovative.

Poi, t'imbatti in un "folletto" come Nico Maraja e ti rimangi presto la parola. E meno male, aggiungerei.

Con il terzo album"Imenotteri e Cosmi" Nico veste i panni del funambolo compositivo, dell'elfo pentagrammato, con l'idea di foderare i 10 pezzi in elenco, innestandoli con tatto d'avanguardia ed illuminandoli con estro etereo, incorporeo e bizzarro, come s'addice alla sua indole, voglioso di ricerche anomale.

E' una tracklist colma di estranianti concettualità, che Nico dipinge "Ad olio" parafrasando "Acquarello" di Toquinho, oppure scomodando Modugno con "In un dipinto blu", tanto per ...Volare con originalità, o ironizzando sul "Il mondo" di Jimmy Fontana, cosi zeppo di dimensioni contrastanti tipo Davide e Golia, come espresso nella geniale titletrack.

Nico sperimenta, rimodella, shakera testi con inchiostro filo-indisponente, ma per fini ludici d'avanguardia sottile, con stuzzicante fantasia, strisciate di aneliti d'antàn e forniture low-fi. Intendiamoci: c'è anche della normalità, come la delicata "Io che amo mille cose", "Anna amore social", che attingono da Endrigo e Dalla. Di base, però, non manca la celia, l'innocenza del gioco infantile, lo sberleffo, il calembour autoriale come lo sprezzante swing di "Il mare d'inverno" che "Rouge" Ruggeri suffragherebbe senza riserve.

Spara, però, un colpo - a salve - nella scialba "Priscilla", inciampando in un vano atto riempitivo. Comunque, si fa presto a passarci sopra perché "Imenotteri e Cosmi" resta, tuttavia, un disco che sferra un (mal)destro d'incontro che manda al tappeto antiquati schemi ideativi al terzo round. (Max Casali)