recensioni dischi
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MATTEO FERRARI  "Maramao"
   (2022 )

Corsi e ricorsi storici. Siamo negli anni Venti, il vintage ormai tira da parecchio tempo, abbiamo a che fare ancora con cose vecchie, tipo la guerra in Europa e il carbone! Tanto vale ripristinare anche lo stile di quasi un secolo fa, desiderando le mille lire al mese e la mogliettina giovane e carina – sì ma “tale e quale a te”, così il cantante si salva in corner, di fronte alla consorte che già lo guardava storto, con le mani ai fianchi.

Matteo Ferrari, classe '87 come il sottoscritto, è un attore e cantante, e quando aveva scelto di intraprendere questo percorso filologico, rispolverando musiche dagli anni '30 e '40, forse voleva presentarsi come un pesce fuor d'acqua, tra giovani trapper e neo rockettari. Di certo, non poteva immaginare che invece, lo scenario circostante sarebbe diventato così attinente, all'epoca che egli richiama. Un repertorio di “musica tra le due guerre”. Ferrari ci riporta alla mente brani come “Parlami d'amore, Mariù”, “Ti parlerò d'amore”, “Vivere”, ed altre melodie da ascoltare sul dondolo, accanto alla stufetta.

Essenzialmente i brani sono per piano e voce, con l'aggiunta della chitarra classica e della fisarmonica in “Lili Marlen” e un assolo di clarinetto in “Tu, musica divina”. Nello stile di canto di Matteo Ferrari si sentono le esperienze teatrali: tutte le erre fortemente arrotate, certi sforzati drammatici in “Mamma” e l'atteggiamento un po' affettato, danno l'impressione che il cantante stia interpretando un personaggio, quello di un distinto signore dai modi gentili, che saluta sollevando la bombetta.

Buffa “A Zonzo”, dove il nostro cerca di andare “a Zonzo”, come fosse un reale paese, e mentre canta lo sentiamo sfogliare atlanti e rovesciare mappamondi, e poi chiedere disperatamente a una folla perplessa dove si trova Zonzo. Non svelo l'esilarante sorpresa a fine brano. Ma fa impressione pensare che il pezzo originale, di Ernesto Bonino, sia uscito nel 1942, in mezzo a nazisti, bombe e tutte le altre miserie. Forse è proprio in questi periodi, che la spensieratezza salva gli spiriti. Altro brano dove Ferrari mostra la sua comicità un po' disneyana, è “Il pinguino innamorato”, rivisitato per non farlo finire male come l'originale.

“Cerco una ragazza” probabilmente è la canzone che più fa sentire il peso dei suoi anni, con la sua ricerca di una sposa ingenua, al posto di queste donne che imitano le dive capricciose del cine. Se non subirà gli attacchi delle femministe, è grazie al pretesto di revival, che comunque sollecita il nostro sguardo critico su “com'eravamo”.

Il lavoro di interpretazione cerca di mantenere l'atmosfera, spesso swing, dei brani toccati. Fa eccezione “Tornerai”, dove, assieme a Sara D'Angelo, Ferrari crea un tappeto corale parecchio natalizio. Altro brano d'eccezione è “Vergiss mein nicht”, che forse a molti non dirà niente, ma basta tradurlo in italiano: “Non ti scordar di me”. Il brano, lanciato in Italia da Beniamino Gigli nel 1935 con la sua voce lirica e piena, viene qui cantato con più leggerezza, nella versione tedesca uscita lo stesso anno.

Il disco si chiude con “Ma l'amore no”. Ferrari riporta la canzone al suo ambiente, togliendola dalla pazza versione di Mike Patton. E con questa si chiude il nostro viaggio a ritroso, in attesa delle comunicazioni radio del comandante Eisenhower. (Gilberto Ongaro)