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SUPER FAT GINGER CAT  "Maw"
   (2022 )

Hanno colpito nel segno facendo subito centro, i tre ragazzi di Bologna che sono stati generati e creati da una anima rock capace di addentrarsi in una libertà di espressione senza confine. Nati nel 2016 in quello che Caterina, Andrea e Marco adorano definire "uno scantinato muffoso", i tre Super Fat Ginger Cat si impongono con questo disco dal tono aggressivo, incalzante e dai tratti perfino ipnotici: si chiama ''Maw'', dentro nasconde una energia dai livelli impressionanti.

Mixato al Cabot Cove Studio da Diego Castioni, questo album è il risultato di un lungo viaggio volto a sondare gli orizzonti della leggerezza cosmica: lo tesse il telaio di una chitarra ancestrale, quella di Caterina Celano, vocalist del gruppo emiliano, dal fascino misterioso, che subito esplode alla prima delle otto tracce dell'album, ''Uncle A.'', dalla durata di oltre otto minuti e che dentro contiene una dose esagerata di acid rock graffiante e devastante al tempo stesso. La chitarra di Caterina Celano, incalzante ed aggressiva al massimo limite, cede a metà brano il passo ad una lunga pausa melodica prima di aggiungere intensità ad intensità.

Ma non c'è mai uno stacco netto tra un motivo ed il successivo, segno di come lo stile musicale possa essere trattato in modo eccellente: la ritmica dettata dal basso di Andrea Iacobucci è protagonista di ''Another Stoned Sunday'', brano dalla ritmica spaziale in cui la voce della Celano balza prodigiosamente dietro le quinte del noise rock puro e incisivo. Ci si riconduce ad atmosfere meno dure e decisamente più dolci con i quattro minuti di ''Planet Fish'', in cui attrice principale è la batteria dosata di Marco Priori a presentare il basso di Andrea che lavora a una introduzione: perché subito dopo si entrerà nel desert rock di ''Efferalgun'', a nostro giudizio (assieme ad ''Eta Carinae'') il brano conduttore, il filo rosso di tutto l'album.

Qui la velocità è drasticamente accelerata, ed è adrenalinico ascoltare l'arrivo con sonorità sempre più spedite, che diverranno successivamente caotiche e sapientemente incontrollabili. L'ipnosi violenta di questo brano lascia senza fiato: soltanto con il completamento molto più soft ma ugualmente forte dell'ultima traccia, ''While Line'', si riesce a tornare da quel viaggio nel suono a volume esagerato che fa dei Gatti Grassoni un gruppo da ascoltare a massimo volume. (Leo Cotugno)