recensioni dischi
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ERIC CHENAUX  "Say Laura"
   (2022 )

La Constellation Records ci ha ormai abituati bene, con le sue proposte musicali che spaziano dal post rock (Godspeed you! Black Emperor, SMZ), all'ambient alternativo, alla sperimentazione elettronica più creativa (Polmo Polpo). Tutta musica concepita senza compromessi commerciali.

Tra i nomi della nota etichetta canadese, oggi affrontiamo Eric Chenaux. Il suo nuovo lavoro, “Say Laura”, in 5 brani che l'ufficio stampa definisce “ballate”, la voce tranquilla e posata di Chenaux, viene accompagnata dalla chitarra acustica, che però subisce numerose trasformazioni timbriche, al punto da renderla irriconoscibile. Qui si sentono le qualità di Eric, come “sound sculptor”.

In “Hello, how? And hey?” ad esempio, la chitarra ha un suono caldo e morbido, ma con una connotazione digitale. Questa sonorità aliena si manifesta in maniera più forte nella titletrack, il terzo brano, dove gli armonici sono cristallini e distorti, e il timbro principale si fa più nasale e freddo. La voce prosegue la sua testimonianza umana, con leggera malinconia, sopra una realtà musicale che invece si mostra più sgargiante, nei suoi esperimenti bizzarri.

Tutto questo però sempre senza aggiunte ritmiche, che banalizzerebbero la situazione. L'attenzione è tutta concentrata su voce e chitarra trasfigurata. Lo strumento è lasciato più riconoscibile in “Your new rhythm”, mentre in “There they were” il suono naturale e quello modificato convivono. Qui, nella seconda parte della canzone (i brani durano dai 7 ai 13 minuti ciascuno), Chenaux ripete ossessivamente un ritornello cantato.

“Hold the line”, che non è una cover dei Toto, presenta un'ulteriore sorpresa: il timbro della chitarra è talmente stravolto da assomigliare ad un trombone! In questi brani il musicista si prende tutto il tempo che gli serve, e, seppure non rientri nei cliché, si potrebbe considerare jazz, visto l'approccio semi improvvisato nelle composizioni. (Gilberto Ongaro)