recensioni dischi
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THE LOYAL CHEATERS  "Long run... all dead!"
   (2022 )

Adepti o no del r’n’r retrò, è comunque un piacere tanto anacronistico quanto inatteso imbattersi in “Long run... all dead!”, esordio per Dead Beat Records dei Loyal Cheaters, quartetto romagnolo rimasto – o tornato – indietro nel tempo per nostra somma fortuna e altrettanto sommo gaudio.

Guidati dal canto dritto e cattivello della frontwoman Lena McFrison, Max Colliva, Tommi Manni e Richie Raggini infilano dieci tracce sporche e ruvide, schegge abrasive di rock d’antan le cui origini sono rintracciabili nel glam tra Settanta (molto) e Ottanta (non poco), con correzione hard e qualche incursione nel tardo-punk slabbrato di X e Bad Brains.

Riff dispettosi e un muro granitico eretto dalla sezione ritmica delineano la peculiarità di questi trentacinque minuti a rotta di collo, un assalto incessante scosso da tutto il campionario di trucchi e magheggi che riportano indietro le lancette a sonorità e strutture non più così di moda, eppure sempre efficaci nella loro squadrata solidità.

Tra la bastonata di “Winners never compromise” in apertura e la rasoiata à la AC/DC di “(Why should )I share my wine” che chiude le danze, l’album veleggia marziale e nervoso dalle suggestioni stonesiane di “No Saturday nites” alla rude cavalcata in zona Motorhead di “Me, myself & I”, dall’imperioso ingorgo di una “Drama queen” vicina alla rivisitazione che del genere proposero i Cult di Ian Astbury sul finire degli anni Ottanta alle cover – entrambe pregevoli – del classico “Surrender” dei Cheap Trick e di “Lock up your daughters”, brano della seconda giovinezza degli Slade.

Disco godibile e adrenalinico che rispolvera fasti passati con rinnovata verve e sincera ferocia: it’s only rock’n’roll, ma non guasta mai. (Manuel Maverna)