recensioni dischi
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MARCO ONGARO  "Solitari"
   (2022 )

Al suo undicesimo album in carriera, Marco Ongaro, uno dei più influenti canta - autori (definizione coniata dallo stesso artista veronese) della musica contemporanea italiana, torna a distanza di quattro anni dalla sua ultima fatica, "Il fantasma baciatore", pubblicato nel 2018.

Si chiama ''Solitari'', questo nuovo disco, in cui il solco tracciato e seguito da Ongaro non è più quello del concept album, bensì del processo introspettivo. Capace di cantare delle occasioni ritrovate che, come tali, sono così come le grandi illusioni nel viaggio della vita: sono come solitari, i brillanti perfetti, mentre il brillante nella parure è solo una parte e si perde.

Le dodici tracce che compongono "Solitari", disco anticipato dalla pubblicazione del singolo che dà il nome all'album, e del precedente "A ritroso", vedono la partecipazione di Gandalf Boschini, già produttore e co autore del brano che poi è diventato title track, e, soprattutto, della band prog rock dei Logos, formata dal tastierista Luca Zerman, il chitarrista Fabio Gaspari ed Alessandro Perbellini alla batteria.

Il contributo è di qualità eccellente, lo captiamo ascoltando "A ritroso", al cui interno spicca subito l'individualita' e dove il tempo scandisce con il supporto dei tre musicisti, il messaggio che sarà emblema di tutto il disco. Un grande sipario che introduce ''L'atteso'', metafora di un processo di rinascita che si avvale di una non comune energia poi confluente in una grinta da combat rock e passione da vendere in "Solitari": particelle che percorrono, sondando, un tragitto che è una caleidoscopica messa in scena.

Molto più intimo il quarto motivo, "La canzone di Prevert", omaggio a Serge Gainsbourg, a trent'anni dalla sua scomparsa, ed anche questa splendida lirica è un sipario, che precede ''La paga'': la forma e la decisione del prog rock dei Logos, camaleontici in ''Ricominciando'', il confine tra il timore e la ripartenza, od ironici in ''Metaforicabionda'', bacchettate prepotenti alla fiera dell'egocentrismo. Spendiamo una doverosa citazione per ''Homburg'', in cui il senso è quello di cercare una fedeltà interpretativa al di sopra di ogni muro.

Marco Ongaro, canta - autore di indubbia brillantezza propositiva ed interpretativa, è nato artisticamente negli anni Settanta con lo pseudonimo di O'Gar, esordendo in chiave disco dance. Ha vinto la Targa Tenco per la Migliore Opera Prima nel 1987, tra i suoi lavori più significativi ricordiamo ''Sono bello dentro'' del 1990, ''Certi sogni non si avverano'' (1995), ''Shakespeariana'', interpretato da Giuliana Bergamaschi e dedicato alle eroine cantate dal grande drammaturgo di Stratford on Avon. Questo suo ultimo introspettivo album è il reticolato di visioni ed incursioni tra antico e moderno. Imperdibile. (Leo Cotugno)