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LOCANDA DELLE FATE  "Forse le lucciole non si amano più"
   (1978 )

La Locanda Delle Fate è una formazione piemontese assai ricca per quanto riguarda il numero dei componenti; ben sette elementi, una specie di mini orchestra!

Questa band dal nome molto “fiabesco” ebbe l’opportunità di incidere il proprio album di esordio in un periodo assai poco propenso ad assorbire certe elaborate composizioni di ampio respiro, quei lunghi brani tipici del prog.

''Forse Le Lucciole Non Si Amano Più'' esce infatti in un periodo ormai fuori da ogni presupposto per l’affermazione di quella miscela di rock misto a romanticismo proposta dal gruppo, quando oramai si erano spenti definitivamente i riflettori sul rock progressivo.

Etichettati troppo in fretta come gruppo intento ad imitare i trascorsi sonori della P.F.M., in realtà la Locanda Delle Fate deve essere collocata in una dimensione artistica di tutto rispetto caratterizzata da una discreta dose di autorevolezza e personalità artistica. Con la P.F.M. essi condividono lo spiccato gusto per la mediterraneità delle composizioni, che trova modo di concretizzarsi in brani nei quali spicca un romanticismo nostalgico molto coinvolgente, brani intrisi quindi di una delicata musicalità ma nel contempo articolati e complessi seppur pervasi da una evidente propensione verso la melodia.

Il sound della Locanda Delle Fate riesce a distinguersi mettendo in campo un’anima più sinfonica, epica, dolce, introspettiva, sicuramente meno audace e variegata di quanto la P.F.M. dei primi album ci ha lasciato in eredità, ma non per questo meno affascinante.

La perizia tecnica dei sette musicisti è sufficientemente apprezzabile e consente al gruppo di cimentarsi con agilità in partiture musicali dove la sovrapposizione di temi e melodie è caratteristica principale e costante. In particolare il brano di apertura, lo strumentale ''A Volte Un Istante Di Quiete'', e soprattutto il brano che dà il titolo all’album, mettono in mostra una invidiabile freschezza atemporale sicuramente troppo sottovalutata. I due episodi sopra menzionati e ''Profumo Di Colla Bianca'' sono pervasi da un lirismo struggente e di rara intensità; l’armonia e l’equilibrio sono gli attributi dominanti di una musica tuttavia in continuo movimento ed a tratti imprevedibile. Ogni tassello sonoro, ogni singola nota sono al servizio di un insieme fatto di poesia e delicatezza.

In definitiva ci troviamo al cospetto di un impalpabile tessuto musicale apparentemente fragile eppure in realtà solido e compatto, dove non mancano certo momenti di accelerazione ritmica tali da far sussultare in più di una occasione. Il largo impiego delle tastiere non impedisce agli altri strumenti di fare la loro parte, tanto che in alcuni frangenti ci troviamo di fronte a trovate originali dove la chitarra in particolare ha modo di destreggiarsi con abile cura, con inventiva.

''Cercando Un Nuovo Confine'', ''Sogno Di Estunno'', ''Non Chiudere A Chiave Le Stelle'', ''Vendesi Saggezza'' sono gli altri brani a suggello di un lavoro che dovrebbe essere rivalutato e collocato tra i migliori del prog made in Italy. (Moreno Lenzi)