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DETTO FERRANTE ANGUISSOLA  "E la voce va"
   (2022 )

Il decano dei cantautori ci dona una collana di purissima poesia dedicata al mare, al vento, ai ricordi più incastonati nel cuore. Ecco "E la voce va", che Detto Ferrante Anguissola, 90 anni di cui ben 73 in comunione con la musica, ha dipinto raccontando ricordi e gioie vissute, parlando di acqua e di vele, di pioppi e campagne lombarde, di grandi elementi di vita e condivisione, al di sopra dei quali c'è l'amore.

Le nove canzoni che compongono questo album ci presentano il lato più narrativo ed insieme poetico di questo grande artista, nato a Cremona da una storica famiglia di origine piacentina che annovera tra i suoi discendenti anche la nota pittrice cinquecentesca Sofonisba Anguissola (il cognome di Ferrante Anguissola è D'Altoe'). Sono nove liriche che poggiano tutte su un basamento di chitarra e voce - compare la tastiera soltanto nell'ultimo brano, ''Fiumi di Lombardia''. Nato in una campagna ubertosa, dove compagni di ogni giorno sono quei pioppi tanto cari al cantautore, una giovinezza trascorsa a viaggiare in autostop, a ritrarre il mare, a cantare la sua poesia: in ''Mare Mediterraneo'', primo motivo dei nove, recitano venti, i luoghi di preghiera, le città, Genova sagace, Barcellona luminosa, Venezia regale, Roma gloriosa. Il mare è estensione di onde piccole leggere, gabbiani aerei che si librano maestosi, alte nuvole che vanno, canti invernali struggenti, immense cattedrali, stupende cattedrali e fontane che sussurrano la notte. Come si avverte la più nitida poesia del marinaio che non ha mai meta!

''Risacca'' apre il binomio di canzoni introspettive fatte di ricordo indelebile e profondo: "E se Maria mi guarda con quei suoi grandi occhi, tu cavalca il mare e poi ti resta quella voglia di morire". Lo vediamo e recepiamo poi in "Incontro", brano in cui Detto Ferrante Anguissola evoca "i luoghi selvaggi dove canto sillabando i miei pensieri", qui ecco il quadro di una leggiadra giornata che il sole bacia "insegnando ai suoi raggi meravigliosi paesaggi a sé". Ed il marinaio dalla scorza rude, temprato dagli stessi, ama "questo vento di maestrale, che spinge queste vele lontano ed incrosta queste rocce di sale. Ed amo te che giungi, con passo leggero, ad interrompere il filo del mio pensiero..." conclude la lirica molto chiaroscurale, slancio di corrispondenza amorosa di un uomo destinato a vivere lontano.

Il marinaio è davvero un predestinato? Sicuramente è un essere forgiato a sua immagine e somiglianza dal vento: in ''Canzone per un marinaio'', Detto Ferrante lo invoca: "Vento, portami via con te, vento portami con te, ho messo la mia randa, la mia vela principale, e creato un giro di struttura eccezionale, ho messo la mia prua verso Gibilterra, per incominciare il giro della terra". Non manca, come in un epistolario di bordo, uno sguardo alla donna amata, o magari solo sognata oniricamente, "e se tu verrai con me, o ragazza mia stupenda, vedrai fischiare il vento, e scompigliare i tuoi capelli; la luna bacerà la tua pelle delicata, il mare canterà una dolce serenata".

Il ritmo è sempre cullato dalla chitarra, ora in perfetta assonanza con la voce scandita e narratoria dell'artista, ora più esuberante, ora pacata. Se "Canzone per un marinaio" è l'allegria di incontrare ogni giorno le onde che guidano il viaggio infinito, ''Sinfonia di mare'' è l'inno alle onde appena citate: incantatrici come le Sirene di Ulisse. "Senti come cantar lontano le onde del mare, senti come cantar lontano, ti prendon la mano". Il sussurro di un mare lontano, il sussurro di vele piegate, perché le onde sussurrano la lirica di un amore, ora la donna amata è lei pure una Sirena, "sei là, su una roccia, e ti annodi i capelli, insieme ai pensieri che giungon leggeri".

Il mare però sa anche essere impietoso nel soppesare il fato, ed ecco a fare da contraltare all'onirico una cruda realtà, quella dei marittimi esteri che non hanno più neppure una espressione, se non uno sbiadito connotato scritto su un documento. "Requiem per un marinaio ombra" vuol essere, pur nella sua straordinaria delicatezza, il rammentare. Siamo nel 1974 quando il cargo Seagull naufraga trascinando con sé numerosi membri di un equipaggio reclutato tra Africa ed Asia. La sciagura avviene al largo della Sicilia: "Quando la morte si prende un marinaio ombra, il mare si apre e si chiude su di lui. Quando la morte si prende un marinaio ombra, il mare si apre e si chiude e tutto finisce lì. Il dramma è già in risalto, ed un telegramma. Una pensione che non arriva".

Nel confine di Ferrante c'è dall'altro lato la campagna della natia terra lombarda, dove la vita passata non si vede e non si perde nei sogni della prima gioventù, "quei pioppi di fronte a casa mia che mi fanno sempre tanta compagnia, quei ramoscelli teneri di pioppi che ora son cresciuti contro il sole". La patria bucolica, ben diversa da quella Mirabello in cui si è formato l'uomo musicista e sognatore di libertà di pensieri, opere ed opinioni, chiude con la visione dei "Fiumi di Lombardia": quanto è bello rifuggire la città e riassaporare la magia dei più antichi sapori rurali che destano nostalgia ed elevano gli sguardi, portando dai monti verso il mare "tanti miei sogni ed un po' del mio cuore". (Leo Cotugno)