recensioni dischi
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SARA FRANCESCHINI  "Musiche del ritorno"
   (2022 )

Non deve essere facile per nessuno filtrare la nostalgia del passato prossimo o remoto esso sia, di sé stessi, per raccontarsi in prima persona, ancor più se lo si fa attraverso la musica. All'esordio con un album, Sara Franceschini vi è riuscita unendo vari mondi musicali in nove tracce che si dipanano raggiungendo ora la canzone d'autore italiana, ora viaggiando alla volta della grande musica popolare del Brasile sino a comprendere la lirica napoletana.

Disco che trasuda una palpabile eleganza, che parla di introspezione, ricerca, analisi, e che contiene perle di lucentezza purissima, iniziando dalla proposizione di "Questo corpo", uno dei brani più rappresentativi de La Rappresentante di Lista. Un punto di partenza dal quale ci si muove per toccare i classici del cantautorato brasiliano di Caetano Veloso, Marisa Monte, Lenine e Vinicius De Moraes.

Nata a Roma, Sara Franceschini ha studiato canto alla Scuola Popolare di Musica del Testaccio per poi affrontare la Direzione del Coro del Conservatorio di Napoli; entrata a fare parte del Collettivo Artistico AdoRiza, ha vinto la Targa Tenco 2019.

"Questa bocca a volte non mi crede, vuole la fame e la sete, queste mani a volte mi consolano e dentro il petto questo cuore non si muove bene", è una poesia mantrica la sua versione di "Questo corpo", dove il motore di ogni anelito è "questa lingua che si muove di una movenza famelica". Testa, cuore, pancia, ma tutto ciò che è testa alla testa ritorna, così come anche quello che scorre nel corpo. In un processo ciclico, eterno e immutabile, fa rumore solo il pensiero, canta la Franceschini ne "La mia casa": l'introspezione dopo avere sondato ha bisogno di certezze, di forti sicurezze, quelle che non sono mai mutevoli, quelle che fanno a pugni con un trascorso di passi magari incerti, magari anche azzardati.

Interprete di lucente polivalenza, Sara ha tutto sia fuori che dentro di sé, ascoltare con profondità ''Infinito Particular'', uno dei pezzi che hanno reso eterna la poesia di Caetano Veloso, dove ci si muove per potere raggiungere il centro, con ardire, ma anche con riflessione che è sintesi di osare, guardarsi attorno, decidere. Bifrontale può apparire, ma è soltanto una impressione iniziale, basta un secondo ascolto per comprendere che questo lavoro ha prodotto un disco di vellutata armonia, in cui spiccano gli arrangiamenti di Edoardo Petretti per altri due brani che entrano nel cuore e nella testa, sono ''Da a me riva'', dove l'energia che crea è quella già tanto cara alla poesia di Fabrizio De Andrè, e "La tempesta è un piatto che va servito fraddo": quelle ragioni del corpo studiate in ogni minimo particolare e che sono generate, generano, cadono, si ricreano. Perennemente. (Leo Cotugno)