recensioni dischi
   torna all'elenco


OMAR SOSA  "Manos"
   (2022 )

Per qualcuno a cui il nome di Omar Sosa non giunge noto, occorre subito definire che il pianista cubano, ora di stanza a Barcellona, è uno dei più talentuosi sulla scena jazz internazionale. Con alle spalle una carriera iniziata negli anni '80, lo si può a pieno titolo annoverare nella "big four top zone" mondiale della sua generazione assieme a Brad Mehldau, Otmaro Ruiz e David Kikoski, con i numi tutelari Keith Jarrett ed Herbie Hancock a fare da ispiratori. Il suo raggio d'azione musicale si colloca nell'ambito di un moderno Latin jazz.

Questa produzione musicale titolata "Manos" (!) contiene sette brani registrati dal vivo durante due concerti tenuti recentemente in Germania assieme alla connazionale collega Marialy Pacheco. Abbiamo quindi un sound incentrato sulle note prodotte da due pianoforti (quattro mani...) con la leggera presenza di lievi effetti elettronici.

L'impatto musicale è di notevole spessore, fluente ed armonioso al tempo stesso. Si viene letteralmente "catturati" e guidati in un vorticoso flusso emozionale proprio del mood di ogni brano, dove a volte prevalgono atmosfere ipnotiche, melodie suadenti, nervose rincorse di note ed allegri temi ritmico-armonici. Omar e Marialy, da veri artisti in un naturalissimo avvicendarsi di ruoli, sono ora solista protagonista ed ora accompagnatore con armonie a sostegno tessendo intrecci di accordi. L'affiatamento è tale ed il suono così straordinario che pare scaturire da una fonte unica...(!).

La caratteristica del tocco pianistico di Sosa a mio parere è la capacità di mantenere l'espressività melodica pur suonando a volte sequenze di note a velocità elevatissima. Segnalo due tracce su tutte... la nervosa ''Low Tides'' (n.2 in scaletta), una lunga cavalcata (oltre 12 minuti...) di esternazioni sonore, e la melodiosa ed espressiva (e parimenti lunga) ''Cambodian Smiles''. Notevole performance, con l'unico limite di poter portare a saturazione l'orecchio dell'ascoltatore non abituato al suono pianistico massivo. Voto 8. (Roberto Celi)