recensioni dischi
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RAF  "Cosa resterà"
   (1989 )

Occhiale nero, forse turandosi il naso aveva accettato, lui punkettaro degli albori, di incidere quella canzone. Ne era diventato un successo mondiale, tradotto anche in inglese da Laura Braningan, che cercò di bissare la stessa operazione fatta, anni prima, per "Gloria". Si sta parlando, a meno che negli ultimi 30 non siate vissuti sulla luna, di "Self Control". La carriera da italian dance boy, però, non era la sua: le uscite successive furono flop su flop, di cui solo i feticisti ricordano i titoli ("Change your mind", "I don't wanna lose you" e "Hard", oltre ad un album dimenticato). Tempo di cambiare: una collaborazione per quello che divenne il successo sanremese del trio Morandi-Ruggeri-Tozzi, una "Gente di mare" nell'estate 1987, una ricaduta ("London town"), poi via di vernacolo italico. La prima uscita fu una occasione persa, dato che "Inevitabile follia" e l'album "Svegliarsi un anno fa" parevano troppo mielose. Quindi, avrà detto il Raffaele, facciamo due più due: vengo dalla dance, alziamo un po' il ritmo, cribbio. I primi vagiti furono quelli mostrati a Sanremo 1989, in quello che divenne l'inno di fine decennio "Cosa resterà degli anni '80", con simil-scat finale a preannunciare la voglia di ballare del ragazzotto. "Cosa resterà" è quindi il primo vero successo del nuovo corso di Raf, con in particolare il singolo "Ti pretendo" a fare da riempipista, e riempiradio, di quella estate di mucillaggini balneari. Ma il suo basso schizzava nelle casse, dando il benvenuto a chi, solo pochi mesi prima, sembrava ormai pronto al revival e poco altro. Altro singolo di successo, "La battaglia del sesso", sarebbe dovuto uscire con il più ostico titolo "Batracomiomachia". Bene, bravo, bis: quasi 20 anni dopo, Raf continua ad alternare successi pop e lenti con grande successo radiofonico, e forse non abbastanza considerazione da parte degli addetti ai lavori, che di rado lo mettono tra i big della canzone italiana. Lui, con self-control, non se ne cura e guarda avanti. (Enrico Faggiano)