recensioni dischi
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MONOFONIC ORCHESTRA  "Carnival"
   (2022 )

Maurizio Marsico l'avevamo incontrato due anni fa, tornare sulla scena assieme a Demented Burrocacao. Questa volta, due persone della sua personale galassia tornano con lui, Mauro Tondini e Roger Stanza, per creare “Carnival”, sotto il nome del progetto Monofonic Orchestra, uno dei tanti luoghi della musica di Marsico.

Dopo l'intro beffardo di “Sant'Agostino”, con voci da speaker radiofonici che se la ridono, entriamo nel noise di “Rebel Rock 2”, minacciosa e casinista quanto basta, per poi passare a “Hoola Hoola”, che procede su un ritmo moderato ma dalle sonorità arabe. Invece, angoscianti urla aprono “Chinese Trans Espresso”, che tra i crediti compare come “A Marsicoditrapani Adventure”. Marsicoditrapani è un altro alter ego di Maurizio. La techno è più spedita di velocità, e qui ci si diverte a spippolare gli effetti, sopra bassi pulsanti. I tanti interventi elettronici randomici hanno colori diversi, e mantengono alta l'attenzione.

“Trans Europe Express” non è una cover dei Kraftwerk, anche se pure qui la voce ripete il nome del treno di continuo. Ma la musica è basata su un giro di chitarra, smerigliato dall'elettronica. “Bills” prende due pianoforti e li mette uno all'estrema sinistra, l'altro all'estrema destra delle cuffie. A volte sembrano incontrarsi per sbaglio, ma per la maggior parte del tempo sembrano seguire due intenzioni diverse... e il cervello fa ping pong. Alla fine, il pianoforte viene messo in reverse e rotea nelle orecchie in maniera disturbante.

“Videodrome Megamix” riutilizza delle chiacchiere radiofoniche, ma senza curarsi del contenuto, sono una delle tante fonti sonore che si incontrano nel brano: ancora un pianoforte aleatorio, per poi passare repentinamente ad una drum beat aggressiva che si ferma in poco tempo, per lasciar spazio ad un arpeggio solitario, poi tanti fffffffsssssssssss chasssss, poi di nuovo la drum beat da hip hop, insomma l'anarchia a cui ci ha abituati (e viziati) Marsico!

“Clockwork Orang Ouverture” è un divertente brano acceleratissimo e pitchato verso l'acuto. Sembra una musicassetta fatta andare in FF, fino agli ultimi contraddittori secondi orchestrali drammatici. Un loop di pianoforte incalzante sembra finalmente concederci una forma canzone, con “Satellite of love”, anche se viene in parte sabotata. Il loop viene deformato in maniera comica, e ad esso si aggiungono i suoni sintetici. Ma un testo cantato c'è, in questo bailamme delizioso di scherzi.

La matrice anni '80 di inizio carriera alternativa a volte torna prepotente, come ad esempio in “Racer”, con questo synth bass godereccio nella house. Il finale, carico di suoni degni di Stevie Wonder, non poteva non chiamarsi “Funk you”. Ci sono anche rimandi alla disco anni '70. Insomma, il titolo dell'album mantiene la promessa di ascoltare un carnevale di suoni. Merito di un Maurizio Marsico sempre in forma! (Gilberto Ongaro)