recensioni dischi
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GHOST HORSE  "Il bene comune"
   (2022 )

I Ghost Horse sono un collettivo avant-jazz, nato come espansione del trio Hobby Horse.

La formazione è da poco tornata con un disco intitolato “Il bene comune”, sviluppato durante il secondo lockdown e pubblicato all’alba di giugno di quest’anno: si tratta di un lavoro che comprende sette brani ascrivibili alla voce avant-jazz, figli di pulsioni sperimentali e di improvvisazioni.

Il jazz, prima ancora che genere musicale, è per i Ghost Horse approccio e linguaggio: il desiderio è quello di cercare con ostinazione sentieri poco battuti, soluzioni non tradizionali, di mettere in musica il rischio e di cercare contaminazioni di ogni sorta. Quello del sestetto, infatti, col passare dei minuti diventa suono destrutturato, una sorta di post-tutto trascinato da percussioni che incalzano e che evocano scenari tra il marziale e il tribale.

Se “Fulfillment Center” si arrampica in territori visibilmente jazz, già “Idea” decostruisce, con ricami cinematografici à la Calibro 35 inseriti in un intreccio di loop e trame percussive. “Q”, con le sue rarefazioni, finisce per flirtare con post rock e psichedelia, anticipando il minimalismo quasi funereo di “Stand Stan” e la mielosa imprevedibilità di “EBO”. Il disco va in archivio con “Warsaw”, un ipnotico e rilassato viaggio che trova nella fase centrale la sua anima più limpidamente jazz classica, e la lunga titletrack, dove confluiscono diversi elementi e intuizioni presenti qua e là nel disco.

I Ghost Horse pensano e lavorano in grande con un disco inevitabilmente non alla portata di tutti, ma dal valore tecnico e compositivo davvero importante. (Piergiuseppe Lippolis)