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PIERPAOLO CAPOVILLA E I CATTIVI MAESTRI  "Pierpaolo Capovilla e I Cattivi Maestri"
   (2022 )

Il debutto di questa band nata dalla sensibilità di Pierpaolo Capovilla, è caratterizzato da una palpabile urgenza di gridare ancora una volta alla ribellione, mettendo in guardia quanto più possibile il genere umano, il quale sembra sempre più destinato all’autodistruzione.

Un sorta di missione che inizia dalla poesia, per continuare con il rock, quello vero e schietto che fin dagli iniziali vagiti accompagna lo stato d’animo di chi protesta. Si ha come l’impressione che Capovilla riprenda quello che si è interrotto con il Teatro Degli Orrori.

Mi piace definire questo un “album senza titolo”, con la consapevolezza che non è comunque un manifesto pur essendo un disco politico. È semmai un concentrato di poesia, rock e rabbia, un modo estremo con il quale Pierpaolo esterna i disagi della quotidianità, circondati come siamo da false notizie, virus più meno sconosciuti e guerre.

Dal confronto con l’Arte, la necessità di ulteriori discussioni, di un indirizzo per la coscienza, di aprire gli occhi in una realtà nebulosa. Musicalmente, questi arrabbiati colpiscono la mente con la Parola ed il cuore con la chitarra elettrica, quella potente di Egle Sommacal, che dai territori dei Massimo Volume, ha seguito volentieri l’avventura proposta da Capovilla.

Contemporaneamente sono stati coinvolti anche Fabrizio Baioni ai tamburi, proveniente dai marchigiani Leda, e Federico Aggio già al basso con i rumorosi Lucertulas. Ora come ora, sono Pierpaolo Capovilla E I Cattivi Maestri, la band in nero, giullari in una realtà come la nostra dove un’altra band così decisa e dura non c’è, perché non si sentono cori di chi s’indigna, tanto sono deboli e flebili le voci, come se non si avvertisse rabbia e indignazione per come vengono lasciati sempre più al loro destino i poveri... come se si volesse la loro morte. (Mauro Furlan)